Categorie: SpazioTecnologia

Lisa Pathfinder, un osservatorio per le onde gravitazionali

Il razzo Vega è stato assemblato, ed è in attesa nello spazioporto Esa di Kourou, nella Guyana francese. Tutto pronto dunque per il lancio di Lisa Pathfinder, la sonda dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che verrà spedita nello Spazio il prossimo 2 dicembre per una missione di sei mesi. Il suo scopo? Collaudare le tecnologie con cui nei prossimi anni verrà realizzato il primo osservatorio spaziale per le onde gravitazionali, un progetto con cui in futuro potremmo finalmente riuscire ad analizzare queste increspature nello spazio-tempo, la cui esistenza è stata predetta da Albert Einstein ormai 100 anni fa.

Negli scorsi giorni, i tecnici dell’Esa hanno completato l’assemblaggio del modulo scientifico sul vettore Vega che lo trasporterà nello Spazio. Al centro della sonda si trova il cuore scientifico della missione: due cubi sotto vuoto, mantenuti ad una distanza costante di 38 centimetri. Tra di loro, un interferometro composto da due raggi laser e 22 specchi, che misurando la lunghezza e il percorso dei laser è in grado di misurare costantemente la distanza tra i due cubi, con una precisione mai raggiunta in precedenza.

Una volta nello Spazio, il modulo Lisa Pathfinder entrerà in orbita a un milione e mezzo di chilometri dal nostro pianeta, una distanza sufficiente a rendere minimi gli effetti della gravità terrestre. A questo punto entrerà in azione un sistema di propulsione innovativo chiamato micro-newton electric propulsion, che consiste in un sensore inerziale in grado di rilevare qualunque spostamento impresso alla sonda da forze esterne (come il vento solare), e di eliminarlo imprimendo una spinta con un sistema di micro propulsori.

In questo modo, i due cubi contenuti nel modulo rimangono in una condizione di perfetta caduta libera, e l’unica forza esterna a modificarne la posizione dovrebbero essere le onde gravitazionali, che potrebbero quindi essere rilevate dall’interferometro montato a bordo del modulo. La missione, della durata di sei mesi (prolungabili ad un anno) non è pensata però per arrivare a tanto. Per ora l’Esa si accontenta di testare l’efficacia delle tecnologie coinvolte nell’esperimento, per arrivare in futuro alla costruzione di un autentico osservatorio spaziale, con cui, spiega l’agenzia, studiare alcuni degli eventi più misteriosi e grandiosi presenti nello Spazio, come i sistemi di buchi neri binari.

Via: Wired.it

Credits immagine: Esa

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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