L’Italia nella top 50

    L’Italia conquista un posto di tutto rispetto, il 46esimo, nella “top 500” dei supercomputer più potenti al mondo, grazie a IBM P575 Power 6, il nuovo calcolatore del Cineca, il Consorzio Interuniversitario formato da 36 università italiane, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Ministero dell’Università e della Ricerca.

    La nuova classifica  (se ne stilano due l’anno, a novembre e a giugno) è stata annunciata ieri ad Amburgo (Germania) nel corso della “International Supercomputing Conference”, la principale conferenza ed esposizione europea su High Performance Computing, Networking e Storage.

    Con i suoi 5.376 processori, 20 Terabyte di memoria Ram, 1,5 Petabyte di memoria di massa e 100 Teraflops di potenza di picco, cioè 100.000 miliardi di operazioni al secondo, il nuovo supercalcolatore è il più potente in Italia, ed entrerà in funzione nelle prossime settimane a supporto della ricerca scientifica del nostro paese. Le simulazioni al computer, infatti, permettono non solo di contenere i costi e i tempi delle ricerche e di limitare il numero di esperimenti, ma anche di studiare fenomeni molto complessi, spesso difficili o impossibili per la ricerca sperimentale. In particolare, IBM P575 Power 6 consentirà di analizzare i fenomeni geofisici su larga scala, come i terremoti o le eruzioni vulcaniche, di analizzare in diverse condizioni chimiche e fisiche i materiali superconduttori, cruciali per il risparmio energetico, e di studiare le proprietà dei plasmi per la costruzione di nuove centrali per la produzione di energia elettrica.

    Per dover di cronaca, il numero uno, statunitense, ha una potenza di picco di 1.456 teraflop, ma va anche detto che nelle precedenti classifiche l’Italia non compare neanche tra i primi 100. Ovviamente la corsa, ora, è per raggiungere i petaflop (miliardi di miliardi di operazioni al secondo). La prossima mossa sarà quella di affiancare a questo un altro supercomputer, l’IBM Blue Gene P, di circa 15 Teraflops di potenza: “Lo scopo di questo affiancamento è di avviare la sperimentazione e la migrazione del modello di programmazione verso i sistemi ad elevatissimo parallelismo, in vista della successiva installazione, nel 2012, di un sistema di classe petaflop: un IBM Blue Gene Q, con oltre 130mila processori, e una potenza picco di milioni di miliardi di operazioni al secondo”, ha dichiarato Sanzio Bassini, direttore del dipartimento Sistemi e Tecnologie del Cineca. (p.f.)

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