Più brave dei colleghi maschi ma discriminate sul lavoro, soprattutto in campo scientifico. Così sono state ritratte le donne da uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), presentato oggi durante la terza giornata dedicata alle donne nella ricerca scientifica, che conferma il quadro emerso da precedenti ricerche. Il gentil sesso stenta a primeggiare nel mondo del lavoro, anche se abbandona gli studi meno dei maschi, si laurea in tempo più spesso conseguendo la massima votazione. “Non riescono a trovare una parità vera con il sesso forte”, segnala il Cnr, “nel triennio 1995-98, i neoassunti negli enti di ricerca italiani sono uomini nel 63 per cento dei casi e donne solo nel 37 per cento”. Che per di più sono vittime della cosiddetta “tecnica del sorpasso”: anche se in alcuni settori le donne partono in vantaggio al momento dell’assunzione, gli uomini le superano già nel secondo gradino della carriera. Solo il sette per cento delle donne, infatti, conquista posti di comando e neanche il sei per cento riesce a raggiungere i vertici. Il premio dell’ente più al femminile, secondo la classifica stilata dal Cnr, va all’Istituto nazionale di ricerca per l’alimentazione e la nutrizione, con il 60 per cento di donne. Lo seguono l’Istituto superiore di Sanità (55%) e il Cnr (30%). Ultimo posto invece per l’Enea e per l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), nei quali la presenza delle donne si attesta intorno al 17 per cento. Per tutelarsi, le ricercatrici hanno costituito una Commissione e lanciato alcune proposte: chiedono borse di studio per il reinserimento dopo lunghe assenze dovute a motivi familiari e la riserva del 40% di posti nelle strutture scientifiche e nei comitati di valutazione. (r.p.)
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