Lo stress sul lavoro? Roba da infarto

“Lavorare stanca”, scriveva Cesare Pavese nel 1936. E fa ammalare di più, proseguono oggi gli scienziati della University College of London (Ucl), che in uno studio pubblicato sulla rivista Lancet hanno dimostrato come avere un lavoro stressante aumenti del 23 per cento il rischio di avere un infarto.

La scoperta dei ricercatori si basa sull’analisi dei risultati di tredici studi condotti su quasi 200.000 persone sane tra il 1985 e il 2006 in diversi paesi europei: durante questo periodo, sono avvenuti 2358 casi di infarto e altre malattie cardiovascolari.

Per ogni partecipante era stato misurato il livello di stress lavorativo tramite un questionario che permette di attribuire un valore numerico alla tensione percepita dall’individuo (validated job-content questionnaire). Successivamente, sono state raccolte tutte le informazioni riguardanti lo sviluppo di problemi cardiaci dalle cartelle cliniche degli ospedali in cui i soggetti erano stati ricoverati. 

Delle 197400 persone incluse nell’analisi, circa 30214, ossia il 15%, hanno riportato di avere un elevato livello di stress, dovuto al fatto che lavoravano troppo, con orari molto lunghi e con aspettative eccessive. In totale sono stati riportati 2358 casi di patologie cardio-vascolari. Gli scienziati hanno quindi evidenziato come nei soggetti molto “stressati” il rischio d’infarto fosse maggiore del 23% rispetto a quelli meno stressati. 

“La combinazione di tredici studi separati in un’unica meta-analisi”, spiega Mika Kiwimaki, autrice della ricerca – ha permesso di analizzare la relazione tra cardiopatie ed esposizione allo stress da lavoro in una popolazione molto più numerosa e ha rivelato un’associazione più significativa rispetto a quanto si è riusciti a fare finora. I nostri risultati dimostrano, infatti, che anche dopo aver corretto i dati per fattori di rischio per le patologie cardio-vascolari come l’età, il sesso, l’attività fisica, il fumo e l’uso di alcol, lavorare troppo fa male al cuore ed espone a maggiori rischi di ammalarsi di malattie cardiache”.

Riferimenti: The Lancet doi:10.1016/S0140-6736(08)61345-8

Credits immagine: Phil and Pam/ Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here