Categorie: Salute

L’obesità? Danneggia anche la memoria

Che l‘obesità aumenti il rischio di sviluppare patologie come il diabete, il cancro e malattie cardiovascolari, oltre a problematiche di tipo psicologico, è noto da tempo. Ora, uno studio pubblicato su Quarterly Journal of Experimental Psychology dimostra l’esistenza di un legame fra il sovrappeso e alcuni deficit di memoria.

La ricerca è stata condotta da un team di psicologi dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, coordinato da Lucy Cheke. In 50 volontari è stato valutato l’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI), correlandolo con i risultati ottenuti al Treasure-Hunt Task, un test concepito per valutare la memoria episodica, ovvero la capacità di ricordare eventi passati.

La prova consisteva nella memorizzazione di diverse informazioni riguardanti oggetti, luoghi e sequenze temporali, da integrare fra loro per creare il ricordo di un singolo evento. I ricercatori hanno osservato una correlazione inversa fra BMI e performance al test: un BMI più elevato (ad indicare una condizione di obesità o sovrappeso) si associava ad una più scarsa memoria episodica.

Ma in che modo l’obesità potrebbe influenzare la memoria? La supposta relazione di causa-effetto, in realtà, sembrerebbe in questo caso invertita. Secondo Cheke, infatti, sarebbe una scarsa memoria episodica a favorire il sovrappeso: “Il fatto che ricordiamo in modo più o meno vivido il nostro pranzo di oggi, ad esempio, può fare la differenza su quanto ci sentiremo affamati durante la giornata. Un ricordo meno forte, con un minor impatto mentale, può determinare una maggiore assunzione di cibo nel periodo successivo. La possibilità che nelle persone che sviluppano sovrappeso siano presenti deficit di memoria episodica è realistica; altri studi hanno già dimostrato che questo tipo di memoria può influenzare la regolazione dell’appetito.”

Inoltre, è possibile che chi è abituato a mangiare molto ricordi più difficilmente i propri pasti, alimentando così un circolo vizioso. C’è qualcosa che possiamo fare per spezzarlo? Cheke ricorda che è molto importante concentrarsi sul cibo mentre si mangia, evitando distrazioni come ad esempio la TV. Come recita un aforisma Zen, “quando mangi, mangia e basta”.

Riferimenti: Quarterly Journal of Experimental Psychology DOI:10.1080/17470218.2015.1099163

Credits immagine: Photo and Share CC/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

Articoli recenti

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

5 ore fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

3 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

5 giorni fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

6 giorni fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

1 settimana fa

Leptospirosi: perché crescono i casi a New York?

Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…

1 settimana fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più