L’ormone che ci sveglia

Aprire gli occhi la mattina è sempre difficile, e la sveglia che suona implacabile nell’orecchio può essere un vero incubo. Non per tutti, però. Ci sono persone che sembrano riuscire a controllare l’ora del proprio risveglio senza fatica. A prima vista potrebbe sembrare un esercizio di volontà, ma a permettere tanta precisione è un meccanismo fisiologico regolato da un ormone, l’adrenocorticotrofina, la cui concentrazione nel sangue aumenta circa un’ora prima di quella fissata per il risveglio. Il mistero della “sveglia naturale” è stato svelato da alcuni ricercatori dell’Università di Lubecca che, in articolo apparso su Nature, spiegano il comportamento del sistema endocrino durante il sonno.

Gli scienziati tedeschi hanno centrato i loro studi sul sistema formato dall’ipofisi e dalla ghiandola surrenale, cioè il principale meccanismo endocrino di risposta allo stress. “L’ipofisi produce l’ormone corticotropo, che a sua volta stimola la corteccia surrenale, la parte esterna della ghiandola surrenale, e induce la sintesi di diversi ormoni, tra cui i glucocorticoidi. Questi ultimi, e in particolare il cortisolo, preparano l’organismo a sopportare situazioni particolarmente impegnative fornendo energia”, spiega a Galileo Jan Born, responsabile del gruppo di ricerca. In condizioni normali la produzione di queste sostanze segue il cosiddetto ritmo circadiano, il ciclo fisiologico delle funzioni di ogni organismo legato all’alternarsi del giorno e della notte. Ma aumenta notevolmente nei momenti di stress. “Questo sistema è molto sensibile all’affaticamento durante la veglia”, afferma Born, “così abbiamo ipotizzato che esso svolgesse la stessa attività anche durante il sonno. E che, in particolare, fosse coinvolto nel processo di preparazione a un risveglio anticipato”.

I ricercatori hanno analizzato, per tre notti consecutive e sotto diverse condizioni, la concentrazione dell’adrenocorticotrofina e del cortisolo nel sangue di 15 persone. Prima di spegnere la luce, ai volontari veniva annunciato che la sveglia sarebbe stata alle 6.00 (sonno breve) per una mattina, mentre avrebbero potuto dormire fino alle 9.00 (sonno lungo) per le altre due. Ma durante una delle notti di “sonno lungo” la luce è stata accesa improvvisamente alle 6.00 (condizione di sorpresa) con la scusa di un problema tecnico. L’ordine delle nottate è stato alternato dividendo i volontari in tre gruppi che hanno iniziato l’esperimento con una notte di sonno breve, di sonno lungo o con una sveglia a sorpresa rispettivamente.

Grazie a una tecnica indolore, poi, sono stati prelevati campioni di sangue ogni quarto d’ora senza disturbare il sonno dei volontari. Dal loro confronto i ricercatori non hanno rilevato alcuna differenza nella concentrazione dei due ormoni fino alle 4.30 del mattino. “Solo dopo questo momento, cioè circa un’ora prima del risveglio, i pazienti a cui era stata annunciata la sveglia per le 6.00 hanno mostrato un notevole aumento di ormone corticotropo”, afferma Born. In vista di un’alzata di buon’ora, l’organismo inizia spontaneamente a preparasi ben prima dell’effettivo risveglio, che così avviene in modo assai meno “brusco”. Negli altri due gruppi, invece, il livello di adenocorticotrofina e di cortisolo è salito nel periodo immediatamente successivo alla sveglia. A conferma dell’ipotesi che si tratti in questo caso di una risposta fisiologica allo stress del risveglio, i ricercatori hanno evidenziato come tale livello sia risultato superiore nei pazienti svegliati in condizione di sorpresa.

“Questi risultati indicano che l’anticipazione, una caratteristica tipica della regolazione dei processi consci, è presente anche durante il sonno e può facilitare il risveglio spontaneo. Ciò permette all’organismo umano di adattarsi velocemente al passaggio dal sonno alla veglia”, conclude Born. Sulla scia di questo risultato i ricercatori tedeschi pensano ora di monitorare l’attività elettrica del cervello che accompagna l’elevata produzione di adenocorticotrofina nel periodo che precede il risveglio.

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