Lovejoy, una cometa per studiare il Sole

In molti ricorderanno la spettacolare cometa Lovejoy, che nel dicembre 2011 ha concluso il suo viaggio tuffandosi nella superficie del Sole (vedi Galileo: La cometa che ha attraversato il Sole). Ma Lovejoy non ci ha solo offerto molte immagini spettacolari: essa infatti ha anche permesso agli scienziati di esplorare una regione della nostra stella che non è mai stata visitata prima da alcuna sonda o satellite (e mai lo sarà, date le temperature elevatissime, superiori ai milioni di gradi Kelvin): la corona solare. Un team di ricercatori della University of California ha infatti passato al setaccio le immagini di questo oggetto celeste, ricavando importanti informazioni sull’atmosfera del Sole. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Science.

Lovejoy è un tipo di cometa classificata come “radente”: questi corpi celesti passano incredibilmente vicini alla superficie solare, offrendo agli scienziati occasioni uniche per studiare zone altrimenti inaccessibili. Queste comete provengono solitamente dalla frammentazione di corpi più grandi, disintegratisi più di un migliaio di anni fa; le più piccole solitamente evaporano completamente durante il passaggio vicino al Sole, mentre le più grandi possono sopravvivere a diverse rivoluzioni attorno alla stella.

Analizzando le immagini ultraviolette della cometa scattate dalla Nasa da molte prospettive diverse, Cooper Downs e colleghi ne hanno osservato la caratteristica “coda a fiocco”, e hanno notato che essa si è mossa nella corona solare in modi inaspettati, cambiando spesso direzione, intensità, magnitudine e persistenza.

Ricorrendo a modelli magnetoidrodinamici per tracciare il movimento degli ioni presenti nella coda cometaria, i ricercatori sono riusciti a correlare questi inaspettate fluttuazioni al disomogeneo campo magnetico presente nella regione, oltre che ad alcune proprietà del plasma in cui si è mosso il corpo celeste. Non solo, il team ha anche mostrato come i dati ottenuti da queste osservazioni possano essere usati per distinguere significativamente tra due tipi di modello di campo magnetico, fornendo preziose informazioni per capire meglio il funzionamento dell’atmosfera della nostra stella.

Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1236550

Credits immagine: Cooper Downs

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