Luce elettrica: debutta Palazzo Hybrid, il sistema “parassita” che riduce i consumi del 90%

Pannelli solari indoor

Fare luce con la luce. Sembra una tautologia, ma non lo è. Si tratta dell’idea di Geo Florenti, un artista e innovatore che nella sua carriera si è concentrato a esplorare i legami tra creazione, ricerca scientifica ed ecosostenibilità. In questo caso, l’illuminazione – ci si perdoni il facile gioco di parole – è stata quella di riconvertire parte della luce artificiale in energia che poi può essere usata, a sua volta, per alimentare un impianto parallelo. Una sorta di “sistema parassita” che consente un notevole risparmio energetico e che, combinato a una scelta innovativa degli altri componenti dell’impianto – led e corpi illuminanti in materiali ecocompatibili, che non necessita di alimentatori – rende l’illuminotecnica completamente sostenibile. Sviluppato in collaborazione con esperti dell’Enea e del Politecnico di Milano, il sistema Palazzo Hybrid sarà installato in versione pilota al Palazzo Ducale di Gubbio, prima struttura pubblica a dotarsi di un impianto di questo tipo. A cui, auspicabilmente, seguiranno altri musei ed edifici pubblici.

Un “pannello solare” indoor

L’idea di “recuperare” parte della luce emessa dalle lampadine indoor per generare energia non è nuova. Verso la fine dello scorso anno, per esempio, un team di ricercatori svedesi e cinesi aveva descritto sulle pagine di Nature Energy un nuovo tipo di cella solare organica perfettamente in grado di funzionare al chiuso.

Non si tratta di una cosa semplice come sembra: i pannelli solari attualmente più diffusi, infatti, al chiuso sono estremamente meno efficienti nella conversione della luce in energia rispetto a quanto non lo siano all’interno. Questo perché l’efficienza di un pannello solare dipende dallo spettro della luce che lo investe, e tra luci artificiali e luce solare c’è una bella differenza. Lo spettro di quest’ultima ha un picco nel visibile, a lunghezze d’onda intorno a 500 nanometri, ma circa metà dei fotoni che la compongono oscillano nell’infrarosso. Le luci artificiali, soprattutto quelle più moderne, sono invece progettate per produrre quasi esclusivamente luce nello spettro visibile, così da ridurre sprechi e consumi.

La ricerca nel campo dei pannelli solari da interno, però, sta permettendo di superare queste limitazioni: oltre alle già citate celle organiche dello studio di svedesi e cinesi, sono stati messi a punto anche altri sistemi, per esempio a base di perovskite, con efficienze interessanti, anche se ancora non comparabili a quelle dei pannelli da esterno.

Si costruisce Palazzo Hybrid

Il lavoro di Florenti si inserisce in questo filone di ricerca, con un occhio ancora più attento alla sostenibilità: “L’intervento centrale – ci spiega l’artista – è un progetto illuminotecnico di nuova concezione, che ho chiamato Palazzo Hybrid, che unisce una tecnologia innovativa a un design essenziale, ecocompatibile ed elegante. Palazzo Hybrid è costituito da una profonda rivisitazione dei sistemi energetici ed illuminotecnici dei musei, secondo una direzione estetica innovativa della illuminazione degli ambienti e un abbattimento maggiore del 90% dell’attuale consumo energetico”.

Ecco qualche dettaglio tecnico in più. Al momento, la maggior parte dei musei italiani ha in dotazione sistemi di illuminazione basati principalmente su corpi illuminanti alogeni caratterizzati da un elevato consumo di energia: il primo passo per abbatterli, fa notare Florenti, è quello di passare alla tecnologia led, decisamente più sostenibile.

La transizione, però, non è così semplice, perché il passaggio ai led ha diverse criticità, prima fra tutte la necessità di trasformare il voltaggio delle reti convenzionali (230 Volt) a un voltaggio molto più basso. Ci sono due possibilità per farlo. “Una prima formula proposta dai produttori convenzionali – dice Florenti – è quella dei corpi illuminanti a led con utilizzo di alimentatori, elementi che però hanno un alto costo di produzione (dal momento che contengono un alto numero di componenti elettroniche) e di consumo, e che sono di difficile smaltimento”. Il secondo sistema ha altre criticità, dice l’artista: “La seconda variante di corpi illuminanti a led è la cosiddetta ‘Led Chip on Board’, un mini-circuito elettronico che contiene tutto quello che serve per la trasformazione della corrente. Il problema è che i corpi di questo tipo sono ermetici; quindi, in caso di rottura del led va cambiato l’intero corpo illuminante con spreco di risorse molto elevato”.


Illuminati a consumo zero, l’arte di Florenti dà luce a un futuro sostenibile


Da qui l’idea di un tipo alternativo di corpi illuminanti, che usano gli stessi led dei sistemi convenzionali, hanno la stessa potenza di luce con minore consumo di energia ma non fanno uso di alimentatori, oltre a essere realizzati in materiali ecocompatibili come ceramica autoindurente e cellulosa. Tutto prodotto e assemblato con tecniche a impatto ambientale prossimo allo zero.

Il sistema funziona grazie a piccole centraline – cubi bianchi di dieci centimetri di lato – composte di un unico trasformatore meccanico in ferro e rame, che abbassano il voltaggio della rete nei soli ambienti da illuminare e assicurano la massima stabilità dell’intero sistema di alimentazione, il che garantisce una vita media di 10-15 anni per ogni led.

E il riciclo della luce? Eccolo qui: “I corpi illuminanti – continua Florenti – hanno in dotazione dei mini dispositivi fotovoltaici che riciclano parte della luce emessa e la trasformano in altra energia, utile per alimentare un secondo impianto di illuminazione parallelo, anch’esso naturalmente costituito da corpi illuminanti a bassissimo consumo di energia”. Questo secondo sistema sarà utilizzato a Palazzo Ducale per l’illuminazione esclusiva delle sole opere d’arte al buio (quadri, fotografie, sculture) e della segnaletica luminosa. Secondo le stime, il passaggio a Palazzo Hybrid  consentirà di abbattere il consumo energetico per l’illuminazione delle opere da 100mila a 10mila kWh l’anno, con una riduzione della spesa del 90% e soprattutto con un abbattimento delle emissioni da 35,2 a 3,52 tonnellate di CO2 equivalenti. Niente male.

Via Wired