L’uomo che non amava il freddo

Fu l’incapacità di adattarsi al freddo a condannare l’uomo di Neanderthal alla scomparsa: è quanto sostiene uno studio effettuato dal professor Tjeerd van Andel dell’Università di Cambridge, e descritto sull’ultimo numero di New Scientist. Sovrapponendo dati provenienti dalla modellistica climatica, geologica e archeologica, i ricercatori sono riusciti a elaborare mappe dei flussi migratori delle varie popolazioni umane vissute durante l’ultima glaciazione, avvenuta circa 30 mila anni fa. La mappa mostra un netto flusso migratorio dei Neanderthal, che allora coesistevano con l’homo sapiens, dal nord al sud dell’Europa, in coincidenza con la rapida marcia del gelo nella medesima direzione. Diversi reperti archeologici evidenziano come la fuga dal gelo abbia coinvolto anche altre specie di ominidi, che si sono trovate a convergere in spazi sempre più ristretti. Tra tutte le popolazioni umane, quella dei Gravettiani, un gruppo di Homo Sapiens apparso in Europa orientale tra 29 e 30 mila anni fa, è l’unica che sia riuscita a competere con le avversità climatiche: agili manufatti per la caccia e reti per pescare, la capacità di vestirsi, di pianificare e creare strutture sociali più avanzate ne hanno fatto la vera specie vincente. Privo della stessa intraprendenza, l’uomo di Neanderthal dovette soccombere al gelo probabilmente intorno a 28 mila anni fa. (m.zi.)

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