Mais e polemiche

Il mais Ogm è più sicuro di quello convenzionale. L’affermazione si basa sui risultati di uno studio condotto nel 2005 da Tommaso Maggiore, ordinario di Agronomia all’Università di Milano, per conto dell’Inran, l’Istituto per la nutrizione che dipende dal Ministero dell’Agricoltura, che ha messo a confronto due varietà di mais BT (modificati in modo da produrre la tossina Bt del Bacillus thuringensis ad azione insetticida) e due ibridi isogenici convenzionali. Risultati che l’Inran non ha mai reso noti. Ci ha pensato ieri, 13 novembre 2007, a due anni dal loro conseguimento, un folto gruppo di scienziati  – tra i quali Roberto Defez del CNR di Napoli, Luciano Caglioti, membro del Comitato di Biosicurezza, Elena Cattaneo e Francesco Sala dell’Università di Milano, Pino Macino dell’Università “La Sapienza” di Roma e Giorgio Cantelli Forti della Società Italiana di Tossicologia – che, riuniti sotto il cappello del SAgRi (acronimo per SAlute, AGRicoltura, Ricerca, sostenuto da varie associazioni), hanno dato vita all’incontro “Liberi con gli OGM”. Non senza sollevare polemiche.

Ma stiamo ai dati. Lo studio aveva tre scopi: valutare l’entità dei danni causati dalla piralide, la presenza del Fusarium, un fungo che produce tossine cancerogene e teratogene, e quantificare la concentrazione delle fumonisine, sostanze dannose per la salute. Per quanto riguarda le rese, il primo ibrido ha reso 110 quintali per ettaro per la varietà convenzionale e 140 per il transgenico; il secondo 111 contro 150. La produttività del mais BT, quindi, è stata superiore del 40 per cento. Per quanto riguarda le tossine, il mais BT presentava tra gli 48 e i 60 ppb (parti per bilione o microgrammi per chilo) di fumonisina, mentre il mais tradizionale tra i 6.100 e i 6.300: un contenuto di sostanze dannose cento volte superiore. Tra l’altro, è stato fatto notare durante l’incontro, in base alla normativa europea in vigore dal primo ottobre (reg. 1126/2007) circa la metà del mais italiano è fuorilegge perché supera la soglia massima prevista di fumonisine.

“Gli Ogm non sono pericolosi né in teoria né in pratica”, ha affermato Edoardo Boncinelli genetista del San Raffaele di Milano anche lui presente all’incontro. “Il dovere dello scienziato è quello di ricercare, quello dello Stato di far sapere”. E la corretta informazione sembra essere l’unico strumento per combattere i pregiudizi: “Nell’Ottocento era  molto diffusa la paura che i vaccini ci trasformassero in mucche”, ha concluso lo scienziato. Ancora a favore della ricerca sugli Ogm si è schierato Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri di Milano che, in un videomessaggio, ha dichiarato che “la decisione politica e governativa di proibire la ricerca non è soltanto un attentato alla libertà di ricerca, ma è un regalo alle multinazionali che continueranno ad avere il monopolio. La ricerca pubblica sarebbe l’unica garanzia affinché tutti possano beneficiare dei suoi risultati”. Ebbene, in questo caso si tratta proprio di dati ottenuti con soldi pubblici.

Per tutta risposta è arrivata la sorprendente dichiarazione dell’attuale presidente dell’Inran, Carlo Cannella, il quale ha negato che qualcuno abbia svolto indagini sulle microtossine per conto dell’Istituto. Cannella è però smentito dal suo predecessore, Giovanni Monastra, che ha dichiarato che lo studio è stato effettuato e che ha riscontrato per le fumonisime “valori maggiori nelle farine non GM” (Il Sole 24 Ore, 8 luglio 2007), nonché da una interrogazione parlamentare sulla mancata diffusione dei dati (6 giugno 2007). Inoltre, c’è la parola di Maggiore, che ha dichiarato al SAgRi: “Ho fatto eseguire queste analisi sui campioni della sperimentazione Inran e successivamente ho comunicato questi dati all’Istituto insieme a quelli sugli attacchi della piralide e del Fusarium, il fungo produttore delle fumonisine. Ma l’Inran non li ha mai divulgati”.

Ma ieri è stata anche la giornata in cui la coalizione “ItaliaEuropa, Liberi da OGM”, capeggiata da Mario Capanna, ha annunciato, nella conferenza stampa conclusiva della consultazione nazionale partita il 15 settembre, di avere raggiunto 3.068.958 adesioni. La coalizione chiedeva di votare “sì”, con modalità di voto tradizionali e con invio di sms, per una Italia libera dagli organismi geneticamente modificati. “Ma che senso ha domandare un parere prima di verificare che chi lo esprime possa farlo consapevolmente?”, ha commentato Gilberto Corbellini, ordinario di Storia della Medicina all’Università “La Sapienza” di Roma e membro dell’Associazione Luca Coscioni. “Gli italiani hanno dimostrato più volte di sapere poco o niente di genetica e di manipolazioni genetiche. E poi raccogliere 6 o 7mila firme al giorno è un dato verosimile; 50mila al giorno, quelle necessarie per arrivare ai 3 milioni in 3 mesi, è davvero un numero altissimo! Vedremo come saranno certificate tutte queste adesioni”.

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