Che Marte possa un tempo aver ospitato forme di vita non è poi da escludere del tutto. I ricercatori della Brown University di Providence (Usa) hanno infatti trovato rocce carbonatiche originarie del Pianeta Rosso. Quelle a lungo cercate dagli scienziati perché prova della possibile (passata) presenza di organismi.
Oltre venti immagini, raccolte dal Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (uno strumento del Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa) mostrano nel dettaglio le rocce nei loro luoghi di formazione. I geologi hanno trovato i minerali in vari tipi di terreni presso la zona chiamata Nili Fossae (lunga circa 667 chilometri), nel centro della Piana di Iside. Lo studio, guidato da Bethany Ehlmann, è pubblicato oggi su Science.
Ormai non ci sono più dubbi che su Marte scorresse acqua allo stato liquido – almeno all’inizio della sua storia geologica. Le recenti osservazioni del Mars Phoenix e delle altre sonde hanno rivelato che il pianeta ospita ancora vasti depositi di ghiaccio, sia ai poli sia a latitudini più basse, protetti da sedimenti. Quello che gli scienziati non sanno è quanto l’acqua fosse abbondante e quanta parte del suolo occupasse. Le evidenze finora accumulate lasciano supporre un periodo in cui si formarono molte rocce argillose (“a base” di acqua), seguito da un periodo di aridità, in cui l’ambiente marziano sarebbe divenuto salino e acido.
La presenza di carbonati, risalenti a 3,6 miliardi di anni fa, mostra ora un ambiente decisamente meno ostile alla vita. Per la formazione di questi minerali, infatti, è necessario che l’acqua abbia un pH basico o neutro e non certo acido, altrimenti le rocce si dissolvono velocemente. Questo fa supporre che l’ambiente acido abbia “risparmiato” alcune zone in cui questi carbonati si sono potuti conservare.
Tracce di carbonati erano già stati trovati in campioni di suolo recentemente raccolti dal Phoenix Mars Lander e in meteoriti di provenienza marziana, ma la loro origine non era certa. “La scoperta apre una serie di nuovi possibili scenari per il passato del Pianeta Rosso”, conclude John Mustard, docente di geologia alla Brown University, “ben diversi da quelli immaginati finora”. (s.s.)