Insufficienza cardiaca: il Tai Chi fa bene

    Doppio vantaggio per la salute fisica e spirituale. Lo promette un’antichissima pratica di origine cinese che combina movimenti lenti e armonici con la respirazione coordinata: è il Tai chi chuan (o Tai chi). L’esercizio di questa disciplina migliora la qualità della vita, l’umore e la sicurezza del movimento in pazienti affetti da insufficienza cardiaca sistolica cronica. Lo studio – pubblicato su Archives of Internal Medicine – è stato condotto da Gloria Yeh della divisione di Medicina Generale di Harvard, Boston.

    Se ne parlava già nel Huangdi Neijing, il più antico testo di medicina esistente al mondo: risalente al terzo secolo a.C., il libro tratta i principi fondamentali della medicina cinese e indica che il Tai chi, “esercizio di meditazione in movimento”, aiuterebbe a mantenere uno stato di salute psico-fisico e a prevenire l’insorgere di malattie endemiche.

    Sono passati tre millenni e oggi si continua a parlare di Tai chi. Riviste scientifiche pubblicano i risultati di studi clinici che confermano le proprietà benefiche di questa pratica orientale, soprattutto per gli anziani. Il Tai chi, infatti, migliora il loro equilibrio fisico e previene le cadute; è, inoltre, sicuro, efficace e può migliorare la qualità della vita e la prevenzione dell’osteoporosi in donne in menopausa.

    Da oggi il Tai chi è consigliato anche a coloro che soffrono di insufficienza cardiaca sistolica cronica, una sindrome che colpisce in modo particolare le persone anziane e  comporta l’inadeguata circolazione del sangue e la difficoltà respiratoria. Le persone che ne sono affette sono fragili, debilitate e soffrono di depressione e disturbi dell’umore. Per questi pazienti l’attività fisica – seppur moderata – deve essere svolta sotto attento controllo medico.

    Gloria Yeh ha analizzato gli effetti della pratica del Tai chi su 100 pazienti affetti da insufficienza cardiaca. Nello studio clinico, della durata di un anno, 50 pazienti hanno seguito lezioni di Tai chi per 2 volte a settimana, il resto del gruppo, invece, ha impiegato il tempo in attività in cui non era previsto alcuno sforzo fisico. In entrambi i casi, è stato monitorato il consumo di ossigeno dopo una passeggiata di 6 minuti, e –  attraverso uno specifico questionario – i cambiamenti di umore e la percezione della qualità della vita.

    La pratica del Tai chi non ha determinato alcun effetto – positivo o negativo – sulla capacità aerobica dopo la passeggiata; indicando che l’esercizio non comporta miglioramenti, o rischi, per le condizioni di salute fisica dei pazienti. Il Tai chi ha però causato importanti cambiamenti nella qualità della vita e nell’umore di coloro che lo hanno praticato. A differenza degli altri pazienti, infatti, questi hanno manifestato entusiasmo, volontà e sicurezza nel proseguire le lezioni al termine dello studio clinico.

    Il Tai chi è quindi un’attività non pericolosa per la salute e può essere consigliata agli anziani e a chi soffre di malattie croniche debilitanti che condizionano negativamente la qualità della vita.

    Antonio Sgadari è geriatra presso il Centro di Medicina dell’Invecchiamento del Policlinico Gemelli di Roma. Specializzato in malattie cardiovascolari tipiche dell’età avanzata, è responsabile del Centro Fitness per anziani presso la struttura ospedaliera, commenta così lo studio statunitense.

    Professor Sgadari, è sicuro praticare un’attività fisica, come il Tai chi, se si è affetti da sindrome di insufficienza cardiaca sistolica cronica?

    “Per la maggior parte di questi pazienti svolgere attività fisica moderata sotto controllo medico è sicuro e anche consigliato. Il Tai chi però non è l’unica soluzione possibile, né la migliore. Rainer Hambrecht, della divisione di cardiologia dell’Università di Lipsia, ha condotto numerosi studi clinici che dimostrano come un’attività fisica aerobica – ad esempio la cyclette – possa avere importanti effetti benefici, non esclusivamente sul miglioramento dell’umore e della qualità della vita (come è il caso del Tai chi), ma – sulla base di parametri oggettivi – anche sulla capacità respiratoria di coloro che la praticano”.

    Che tipo di programma avete studiato per i cardiopatici presso il Centro Fitness anziani del Gemelli?

    “Il Centro ha studiato dei protocolli di allenamento che prevedono l’attività aerobica, come la camminata o la cyclette, associata anche a una piccola quota di esercizi volti a potenziare la forza muscolare. Per i pazienti affetti da insufficienza cardiaca, o cardiopatie di altro tipo, sono previsti dei regimi di fitness individuali, fatti su misura, in base alle necessità e ai parametri fisiologici. La pratica del Tai chi non ne fa parte, non per una preclusione di fondo, ma perché preferiamo che i pazienti, oltre a trarre benefici psicologici – importantissimi – traggano anche benefici oggettivi per la loro salute fisica”.

     

    Credit immagine: Ed-meister / Flickr

    LASCIA UN COMMENTO

    Please enter your comment!
    Please enter your name here