Matematica senza discriminazioni

Patricia Clark Kenshaft
Change is possible. Stories of women and minorities in Mathematics
American Mathematical Society, 2005
pp.212, euro 24,00

“Cambiare è possibile” è un libro racconta storie di persone per la maggior parte ignote al grande pubblico. Donne e minoranze etniche vissute in epoche e luoghi differenti, che si ritrovano insieme in queste pagine per due ragioni: la matematica, come primo denominatore comune, e in secondo luogo, le difficoltà e le discriminazioni causate dall’aver scelto di fare matematica.

Una carrellata di personaggi, soprattutto di sesso femminile, il cui calibro non si misura sulla base dell’eccellenza raggiunta nel proprio campo di ricerca (per quanto questa sia una caratteristica non infrequente nei vari ritratti), ma nella sfida di aver superato una condizione di inferiorità sociale, legata al genere sessuale o all’appartenenza di razza, in nome della passione e del talento per la scienza. Apre la sfilata Sofia Kovalevskaia, matematica russa nata nel 1850 e morta a soli 41 anni dopo una vita costellata di viaggi per l’Europa e segnata da drammatiche vicende personali, la prima donna a diventare nel 19° secolo professore universitario in un mondo accademico che era appannaggio esclusivamente maschile. È la capofila di una lunga lista di donne, di ieri e di oggi, che si sono faticosamente conquistate uno spazio, riuscendo a dettare le proprie regole contro stereotipi e tabù.

L’autrice, anch’essa matematica, che non nasconde empatia e ammirazione per gli esempi riportati, documenta le battaglie per cambiare lo status quo, attraverso storie spalmate negli ultimi due secoli: dalle lotte per poter semplicemente studiare matematica e svolgere la professione, alla libertà di sposarsi e avere figli senza automaticamente abdicare alla carriera, all’opposizione contro i retaggi culturali, le ingiustizie più smaccate, gli ostracismi e le differenze salariali, fino all’impegno militante per affermare l’uguaglianza dei diritti. Non si parla solo di donne matematiche, ma anche di altri scienziati svantaggiati perché di colore o stranieri, discriminati non per il sesso, ma per la razza. Anche le loro storie sono emblematiche, e mettono in luce un’altra faccia non edificante dell’America.

Nonostante il tema trattato sia complesso, il libro non è impegnativo, è scritto in un inglese molto scorrevole, quasi colloquiale, che si mantiene sempre sui toni dell’intrattenimento e non scende mai in particolari tecnici.Il messaggio finale è positivo, senza suonare ingannevole e illusorio: le numerose persone citate hanno portato avanti battaglie che hanno sortito degli effetti. Ciascuno, nel proprio piccolo, ha fatto da battistrada alle persone che sono seguite. Ma le discriminazioni nel mondo della ricerca non sono un fantasma del passato. Negli Usa, come in Europa. “Non sarà facile e abbiamo ancora molto da fare”, è l’incoraggiamento di Patricia Clark Kenshaft a chi ha intenzione di coltivare l’interesse professionale per la matematica. “Ma se riflettiamo sui progressi fatti finora, vediamo che cambiare è possibile”. D’altra parte, le storie qui raccontate parlano solo dei successi, di chi alla fine l’ha spuntata pur nelle difficoltà. Ma le altre?

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