Metti un’alga nel motore

Ottenere energia pulita dai fondali marini senza intaccare l’ambiente: fino a poco tempo fa nessuno ci avrebbe mai scommesso. Per anni gli scienziati hanno cercato il modo per trasformare le alghe in una fonte di energia utile alla produzione di combustibili, ma si sono sempre scontrati con la difficoltà oggettiva di battere la concorrenza di mais e canna da zucchero. Ma uno studio pubblicato su Science apre le porte su una nuova tecnologia di raffinazione della biomassa che promette di cambiare le carte in tavola. Tutto grazie agli enzimi di un batterio isolati dai ricercatori del Bio Architecture Lab (Bal) di Berkeley

Per lavorare la biomassa i ricercatori guidati da Adam Wargacki hanno selezionato un microrganismoVibrio splendidus – che possiede tutti gli enzimi adatti a ricavare molecole utili per la produzione di bioetanolo. In particolare, il team di ricerca ha isolato un intero frammento del genoma batterico dove sono contenute tutte le informazioni per degradare l‘alginato, un composto contenuto nelle alghe che rappresenta un’ottima fonte di energia. 

Integrando il frammento di Dna di V. splendidus insieme a un mix di altri batteri, i ricercatori del Bal hanno ottenuto una piattaforma di raffinazione in grado di trasformare in modo efficiente l’alginato in molecole più semplici come i monosaccaridi, la base con cui realizzare il bioetanolo. La sinergia tra gli enzimi e il resto dei microrganismi ha portato alla realizzazione di una bio-raffineria da record capace di convertire quasi il 30 per cento del peso secco delle alghe in etanolo.

Presto, la piattaforma sviluppata dal team di ricerca del Bal potrebbe approdare sul mercato su vasta scala grazie ai fondi stanziati dal Dipartimento americano per l’energia (Arpa-e) e fornire una valida alternativa alle biomasse di origini vegetali. Nonostante la coltivazione di alghe marine comporti ancora diversi svantaggi legati all’inquinamento diffuso attraverso la fertilizzazione, questa tecnologia potrebbe anche aiutare l’ambiente. L’idea è quella di frenare la conversione di terreni agricoli destinati alla produzione di cibo in favore delle coltivazioni di mais e canna da zucchero per biocarburanti.

Riferimenti: Science DOI:10.1126/science.335.6066.273

Credits immagine a Creativity+ Timothy K Hamilton / Flickr

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