Missione Marte, c’è anche l’Europa

Finora ci siamo dovuti accontentare di vederlo in fotografia, ma si avvicina sempre più il giorno in cui potremmo finalmente “toccarlo”, se pur tramite un robot: stiamo parlando di Marte, oggetto di numerose spedizioni nei prossimi anni. Accanto alla Nasa (che ha in programma missioni per il 2001, il 2003 e il 2005), si sta muovendo anche l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) in uno sforzo congiunto con l’Agenzia Spaziale Italiana. La sonda si chiama Mars Express e il suo lancio è previsto per il giugno 2003. Dopo circa sei mesi di viaggio entrerà nell’orbita di Marte e ci resterà per qualche anno. L’eccitazione degli scienziati è cresciuta in seguito ai dati ricavati dalle ultime immagini pervenute del Pianeta rosso: tra le più belle quella scattata dal telescopio Hubble lo scorso giugno. Ebbene, queste immagini rafforzano sempre più l’ipotesi che ci sia o ci sia stata acqua su Marte, ipotesi che, se confermata, cambierebbe l’interpretazione finora data della storia del misterioso pianeta.

Nessuna missione è ancora riuscita a produrre evidenza diretta della presenza di acqua su Marte. Un primo tentativo sarà fatto fra qualche mese, quando la missione Nasa denominata Mars Odyssey arriverà al pianeta rosso: a bordo c’è uno spettrometro a raggi gamma in grado di studiare la chimica del suolo marziano. Lo spettrometro però non sarà in grado di investigare in profondità, dove invece si potrebbero nascondere strati di ghiaccio o addirittura falde sotterranee. E qui entra in gioco il fiore all’occhiello della spedizione europea Mars Express: il Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding (Marsis). Sviluppato presso l’Università “La Sapienza” di Roma in collaborazione con la Nasa, il suo scopo sarà quello di ottenere una mappa della distribuzione di acqua, sotto forma liquida, solida o anche inglobata nel sottosuolo, fino alla profondità di cinque chilometri. Oltre a Marsis, la Mars Express avrà a bordo un sofisticato sistema di telecomunicazione che la terrà in contatto con le sonde che negli anni successivi raggiungeranno la superficie marziana. La Mars Express rappresenta infatti solo l’inizio di una serie di missioni il cui scopo ultimo sarà quello di localizzare dei punti ottimali per le opere di scavo del sottosuolo. Un’altra proposta dell’Asi è quella di lanciare in orbita, insieme con la missione Nasa del 2005, una diversa versione di Marsis, chiamata Sharad, in grado di scrutare la crosta marziana fino a qualche centinaia di metri di profondità. Poi nel 2007 sarà il momento di quattro piccoli sismometri chiamati Netlanders, inviati su Marte per sondare il sottosuolo – sempre in cerca di acqua – utilizzando gli stessi metodi sismografici che si usano sulla Terra per cercare il petrolio o altri depositi minerari.

Ma molto resta ancora da discutere: i Netlanders verranno anche dotati di radar in grado di penetrare il terreno. Inoltre si vorrebbero affiancare anche tecniche elettromagnetiche per sondare ulteriormente il sottosuolo marziano tramite dei “palloni” in grado di volare nell’atmosfera di Marte. Si spera così non solo di trovare tracce di acqua, ma anche di individuare dei punti ottimali per avviare le opere di scavo, in modo da avere una mappa completa delle formazioni rocciose presenti sopra e sotto il suolo del Pianeta rosso. Un’operazione, questa, non priva di rischi: anziché acqua, per esempio, potrebbe venire fuori biossido di carbonio sotto forma liquida che potrebbe gravemente danneggiare le strutture e impedire i lavori di scavo. Alcuni scienziati infatti ritengono che quelle che nelle fotografie sembrano delle vallate scavate dall’acqua potrebbero essere in realtà il risultato della presenza di CO2 liquida.

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