Categorie: Società

Perché la modestia conviene

Donare milioni di dollari ma non rivelare la propria identità, essere un importante professore e nasconderlo, oppure un artista e far impazzire il pubblico, ma rimanendo nell’ombra. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Human Behaviour sono tutti comportamenti accomunati da un’unica finalità: selezionare i destinatari del messaggio al fine di essere apprezzati di più, ma solo da chi ci interessa.

I ricercatori hanno cercato di capire quale vantaggio traggano le persone da un comportamento apparentemente illogico, come nascondere le proprie buone azioni. I presupposti teorici di questo studio poggiano sul modello matematico della teoria dei giochi rielaborato anche da John Nash,  premio Nobel per l’Economia. Questo modello, nato in ambito economico per analizzare come gli individui prendono decisioni in situazioni di conflitto, in cui il risultato dipende anche dalle decisioni prese dagli altri, si è dimostrato applicabile anche in campo evoluzionistico. E ha portato alla dimostrazione di come l’altruismo, ma solo nei confronti del proprio gruppo, sia un’arma vincente per la sopravvivenza e la diffusione di una specie.

Nel loro studio i ricercatori dell’Istituto di Scienza e Tecnologia di Vienna e dell’Università di Harvard hanno sviluppato un nuovo modello di teoria evolutiva dei giochi chiamato “signal-burying game” in cui i partecipanti sono suddivisi in due gruppi: semplificando, si tratta di chi invia un segnale e di chi lo riceve. Chi manda il messaggio (il segnale), può esprimerlo chiaramente o nasconderlo (riducendo così la probabilità che gli altri lo colgano) o non inviarlo affatto. I riceventi – suddivisi in altamente e scarsamente selettivi – devono decidere, in base alle informazioni ottenute, chi scegliere come partner durante un’interazione di tipo economico.

Dall’osservazione dei comportamenti dei giocatori è emerso che non mandare alcun segnale costituiva in sé comunque una chiara informazione. Chi nascondeva il messaggio era in realtà fiducioso che il ricevente “desiderato” sarebbe stato in grado di individuarlo comunque. Del resto, facendo un parallelismo con la vita reale, gli appartenenti alla stretta cerchia dei ricchi filantropi verranno comunque a conoscenza della donazione, gli accademici “che contano” sapranno in ogni caso di quel titolo, il pubblico colto coglierà il senso di quell’opera d’arte, ma tutti gli altri no. Ed è questo che vuole ottenere chi nasconde il messaggio, azzardano i ricercatori.

Attraverso questo gioco di strategia, l’obiettivo degli scienziati era capire quale fosse l'”evoluzione naturale” dei comportamenti dei partecipanti, quella cioè più probabile, osservando se e in che modo, procedendo nel gioco, decidevano di non mettersi in luce agli occhi degli altri. In base ai risultati, il panorama più probabile è quello in cui chi invia molti segnali (nella realtà approssimabile a una persona molto generosa o qualificata) si metteva meno in mostra rispetto a chi si trovava in una situazione intermedia. Così, chi più possiede, in termini economici, intellettivi o altro, sarebbe anche più modesto, almeno stando ai risultati. E in certi casi, la scelta di essere sempre modesti paga: per i “senders” ( i donatori) più potenti, nel gioco mantenere sempre il riserbo faceva sì che più facilmente gli altri partecipanti decidessero di interagire con loro.

Tuttavia, una volta introdotte nuove varianti, come avere maggiore libertà di decidere quanto diffondere le informazioni, i giocatori – anche quelli più ricchi o generosi – sceglievano di essere modesti, ma non troppo, secondo l’idea – spiegano i ricercatori – che nessuno vuole essere “il più umile fra gli umili”.

Riferimenti: Nature Human Behaviour

Stefania Cavazza

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