Morbillo in Usa: colpa della scarsa copertura vaccinale

No, non si tratta solo di un’ipotesi: al recente ritorno del morbillo negli Usa (da dove, lo ricordiamo, era stato eliminato nel 2000) ha contribuito la scarsa copertura vaccinale. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Jama Pediatrics a partire dai dati epidemiologici analizzati da un team di ricercatori del Boston Children’s Hospital.

A parlare sono i numeri. Il morbillo è una malattia estremamente contagiosa in assenza di vaccinazione, e il rapido aumento dei casi di infezioni nella recente epidemia americana suggerisce che una buona percentuale delle persone esposte al virus si sia ammalata in virtù di una copertura vaccinale assente o incompleta. E così sembrerebbe. L’immunità di gregge – ovvero la quota di copertura vaccinale nei confronti di un virus o di un batterio che impedisce che questo si diffonda nella comunità – per il morbillo è molto alta, variabile dal 94% fino al 99%. Al contrario, nelle zone interessate dai focolai di morbillo in Usa, come in California, Arizona e Illinois, i tassi di vaccinazione variano dal 50% all’86%: ben al di sotto dunque della quota necessaria a bloccare la diffusione del virus (il calcolo è stato dedotto a partire dal tasso di riproduzione effettivo del virus, RE).

Sebbene, precisano i ricercatori, i tassi di copertura vaccinale non si riferiscono a tutti gli Usa né tantomeno agli stati analizzati ma solo alla popolazione esposta ai diversi focolai dell’epidemia, si tratta comunque di dati preoccupanti. La quota di vaccinati nelle comunità esposte era ben al di sotto della quota necessaria a garantire un’immunità di gregge. Per rendere ancora meglio l’idea, il team del sistema di sorveglianza delle malattie HealthMap ha rilasciato un grafico in cui mostra come varia la diffusione del virus in funzione della quota di vaccinati: se questa si avvicina l 100% un singolo caso di morbillo potrà dare origine nel giro di 70 giorni ad altri due casi, se è del 60% invece nello stesso tempo ne causerà circa 2800 (qui il grafico).

Riferimenti: Jama Pediatrics doi:10.1001/jamapediatrics.2015.0384

Credits immagine: Andres Rueda/Flickr CC

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