Società

La musica degli anni Sessanta "spacca", anche tra i Millennial

Sanremo è da sempre sinonimo di musica e di nuove hit, anche oggi. Ma i decenni tra il 1960 e il 2000 lo erano di più. Secondo uno studio della New York University i successi musicali di quegli anni continuano a essere riconosciuti e apprezzati dai Millennials, anche dai più giovani. Ma non solo: la musica degli anni Sessanta e fino a tutti gli anni Novanta “spacca” molto di più dei brani del nuovo millennio.

La musica degli anni Sessanta? La riconoscono tutti

Il team ha selezionato 152 canzoni tra quelle che hanno conquistato il primo posto nella “Top 100” della rivista musicale Billboard negli ultimi 76 anni. A 643 giovani (la maggior parte tra i 18 e i 25) è stato poi chiesto di identificare 7 di questi brani sulla base di un ascolto di 5,10 e 15 secondi di sequenze salienti. Non era necessario che conoscessero il titolo, bastava che conoscessero la canzone. I ricercatori hanno dunque calcolato la frequenza con cui una determinata canzone veniva riconosciuta ricavandone uno schema di memoria collettiva.

Le canzoni tra il 2000 e il 2015, così come i successi degli anni ’40-’50, sono risultate meno familiari ai ragazzi, con una percentuale di riconoscimento via via più bassa di anno in anno. La musica degli anni Sessanta-Novanta, invece, ha registrato una buona percentuale di riconoscimento. Certo, anche in questo gruppo c’erano differenze – alcune canzoni come When A Man Loves A Woman di Percy Sledge (1966), Baby Back dei Player (1977) e The Tide is High di Blondie (1980) sono risultate famosissime, mentre altre come Knock Three Times di Dawn (1970), I’m Sorry di John Denver (1975) e Truly di Lionel Richie (1982) erano quasi sconosciute – ma il livello di identificazione si è mantenuto sostanzialmente stabile per tutti e quattro i decenni.

Buona musica, tanta varietà

Gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, non sono riusciti a identificare la causa del fenomeno, ma hanno notato che nei 40 anni della buona musica molti più pezzi si sono avvicendati alla testa della classifica rispetto alle canzoni del periodo precedente e di quello successivo. Una varietà che potrebbe aver contribuito a rendere un numero maggiore di pezzi più popolari e riconoscibili.

I ricercatori ammettono che lo studio ha dei limiti e i risultati potrebbero essere stati in parte influenzati da variabili non verificabili. Gli scienziati, infatti, hanno utilizzato le statistiche di riproduzione di Spotify (dove ci si può sbizzarrire a cercare playlist con la musica degli Sessanta, così come Settanta, Ottanta e Novanta) come elemento di comparazione, notando che c’era una forte correlazione tra la probabilità di riconoscere una determinata canzone e il numero delle sue riproduzioni sulla piattaforma musicale. Tuttavia non è stato possibile controllare l’esposizione dei partecipanti alla riproduzione in formato analogico, via radio o attraverso altri media – un fattore che (a logica) potrebbe aver influito.

“Spotify è stato lanciato nel 2008, ben dopo che quasi il 90% delle canzoni che abbiamo studiato sono state pubblicate”, ha però commentato Pascal Wallisch, uno degli autori dello studio. “Ciò indica che, in generale, i Millennial sono consapevoli della musica che ha preceduto le loro vite e che comunque scelgono di ascoltarla”.

Riferimenti: Plos One

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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