Amuleti e perline nel corredo funerario di Neve, vissuta pochi giorni 10.000 anni fa

neonata

Neve, questo il nome scelto dai ricercatori che l’hanno ritrovata in una grotta nell’entroterra di Albenga in provincia di Savona, è una neonata di un mese e mezzo vissuta 10.000 anni fa e seppellita con un corredo di ciondoli e perline, come quelli che ancora oggi si regalano ai neonati. L’eccezionale scoperta, condotta da un team internazionale e pubblicata su Scientific Report, contribuisce a far luce sulla struttura sociale e sul comportamento funerario dei nostri antenati nella prima fase del Mesolitico. Si tratta infatti della prima sepoltura di una neonata documentata in Europa.

Dagli scavi clandestini alla scoperta di Neve

Arma Veirana, nella Val Neva, è una cavità lunga una quarantina di metri con una strana forma a capanna, lontana dalla costa ligure e di difficile accesso. Per questo motivo il sito è stato in passato oggetto solo di scavi abusivi. Nel 2006, grazie al ritrovamento di alcuni reperti nella terra rimaneggiata dagli scassi dei clandestini, la Soprintendenza e la comunità scientifica hanno deciso di studiare la grotta.

Dalle prime campagne di scavo del 2015 fino nell’estate 2018, gli studiosi hanno continuato a scavare, inoltrandosi nella parte più interna della cavità. Il ritrovamento di alcune conchiglie forate ha suggerito che potesse esserci una sepoltura. Procedendo in maniera molto attenta e accurata, utilizzando strumenti per dentisti e un piccolo pennello, i ricercatori hanno portato alla luce i resti di una piccola calotta cranica e alcuni elementi del corredo funebre.

Il Mesolitico, un periodo di grandi cambiamenti sociali

La datazione al radiocarbonio, realizzata da Sahra Talamo dell’Università di Bologna, ha permesso di stabilire che la neonata era vissuta durante il Mesolitico antico, nella prima fase dell’Olocene.

Il Mesolitico, che si estende tra circa 11.000 e 7.500 anni fa, è una fase cruciale della storia europea. Fu un periodo di grandi cambiamenti sociali dovuti alla fine dell’ultima glaciazione: le comunità paleolitiche di cacciatori-raccoglitori si adattarono ad un nuovo contesto ambientale, di tipo interglaciale, caratterizzato da un’espansione delle foreste e dalla risalita del livello del mare. Di questo periodo, che si concluse solo con l’arrivo delle prime comunità neolitiche di allevatori e agricoltori dal Vicino Oriente, sono note pochissime sepolture, soprattutto di bambini. Anche per questo motivo la scoperta è di particolare importanza.

Perline e un artiglio nel corredo funerario

Ornamenti rinvenuti nella sepoltura di Neve.

Neve era stata sepolta in posizione supina, la testa ad ovest e i piedi ad est, con le mani sul petto e gli arti inferiori raccolti verso la pancia. Tra i resti i ricercatori hanno potuto riconoscere, oltre ad una porzione di cranio, la scapola destra e un omero, alcune costole e vertebre toraciche. Il corredo era costituito da oltre 60 perline lavorate a partire da conchiglie, quattro ciondoli forati ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale. È chiaro quindi che anche le neonate erano riconosciute come persone a pieno titolo e godevano di un trattamento egualitario anche nel rituale funerario. Le perline erano probabilmente cucite su un abitino o un fagotto in pelle, elementi che indicano una particolare cura e attenzione alla sepoltura. L’usura dei fori delle perline fa pensare che fossero state usate e solo successivamente impiegate per adornare la veste della neonata.

“Capire come i nostri antenati trattassero i propri morti ha un enorme significato culturale e ci consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali che quelli ideologici”, dice Stefano Benazzi del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, coordinatore del team di ricerca insieme a Fabio Negrino dell’Università di Genova e Marco Peresani dell’Università di Ferrara.

Cosa ci dicono le gemme dentarie

L’approccio interdisciplinare è alla base dello straordinario risultato di questa ricerca, enfatizza Benazzi, che dirige il BONES Lab (Laboratorio di Osteoarcheologia e Paleoantropologia) dell’ateneo bolognese, dove sono state analizzate le ossa di Neve. Per la prima volta, riferisce a Galileo l’antropologo, nello scavo di una sepoltura c’è stato fin dall’inizio un coordinamento tra i vari settori di ricerca, dalle operazioni di scavo alla complessa diagnostica (analisi al carbonio-14, istologia virtuale, documentazione 3D): “Ciò ha permesso il recupero delle ossa di una neonata, operazione particolarmente difficile per la loro fragilità”.

Importanti informazioni sono state ricavate dalle analisi condotte sulle gemme dentarie ritrovate insieme agli altri resti. Grazie all’analisi del genoma e dell’amelogenina, una proteina presente nelle gemme dentarie, è stato appurato il sesso e l’appartenenza a un lignaggio di donne europee (aplogruppo U5b2b). L’istologia virtuale sullo smalto postnatale, realizzata grazie alle immagini al sincrotrone di un dente, ha fornito un’età più precisa della bambina al momento alla morte (avvenuta a 40-50 giorni) e preziose informazioni anche sulla madre: si nutriva di prodotti della terra e non marini e durante la gravidanza aveva subito stress fisiologici, forse alimentari, che hanno interrotto la crescita dei denti del feto 47 e 28 giorni prima del parto.

I prossimi passi

La scoperta di Neve ha suscitato grande interesse anche presso la comunità locale. Probabilmente si procederà alla realizzazione di un percorso di visita con pannelli esplicativi, limitandolo alle aree immediatamente esterne alla grotta. Dopo una pausa che durerà per tutto il 2022, una nuova campagna di scavo potrebbe partire nel 2023. È infatti possibile che il sito custodisca altre sepolture.

Riferimenti: Scientific Reports