Niente vaccini, niente scuola?

Sembra che i dati sul crollo delle vaccinazioni infantili rilasciati dal ministero della Salute stiano dando i primi risultati. Gli assessori alla Sanità delle Regioni, riuniti oggi a Roma, avrebbero infatti deciso di all’unanimità di inserire nel nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale una norma che impedisce l’accesso alle scuole ai bambini che non sono in regola con le vaccinazioni obbligatorie.

Si tratta di una decisione significativa, che vuole rispondere al drammatico calo delle vaccinazioni che nel 2014 ha portato la copertura al di sotto degli obbiettivi posti dal ministero, e che, ha ricordato la scorsa settimana l’Istituto superiore di sanità, rischia di avere gravi conseguenze in termini di salute pubblica. La proposta dovrebbe essere vagliata il 20 ottobre dalla conferenza delle Regioni, e potrebbe essere poi approvata (anche lo stesso giorno) in sede di conferenza Stato-Regioni. Cosa succederebbe se la norma entrasse realmente in vigore?

Quali sono i vaccini obbligatori?
Secondo la legge italiana, le vaccinazioni obbligatorie sono quella per la difterite, per la poliomielite, il tetano e l’epatite B. A queste quattro, si affiancano quelle che il ministero della Salute definiscevaccinazioni raccomandate: pertosse e Hemophilus influenzae tipo B (contenute entrambe insieme a quelle obbligatorie nel famoso esavalente), morbillo, rosolia, parotite, meningococco C, pneumococco, influenza e papillomavirus.

Anche queste nove, pur non essendo obbligatorie, in molte regioni vengono offerte gratuitamente attraverso i Lea (Livelli essenziali di assistenza). La situazione però provoca inevitabilmente differenze regionali (ogni regione oggi ha un differente calendario vaccinale) che secondo l’Associazione culturale pediatri produce disuguaglianze di accesso e sprechi enormi. Per questo, molti operatori sanitari oggi chiedono l’istituzione di un sistema vaccinale unico.

Cosa si intende per obbligatori?
L’obbligo vaccinale nasce a cavallo tra ‘800 e ‘900 con la vaccinazione per il vaiolo (abolita nel 1981), a cui si sono poi aggiunte la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991). Al tempo della sua introduzione l’obbligo di vaccinazione servì a contrastare gravi epidemie che all’epoca producevano migliaia di morti, e aiutò in particolare a diffondere un sistema di prevenzione gratuito e capillare su tutto il territorio italiano.

Con gli anni la copertura vaccinale in Italia arrivò a raggiungere livelli elevati (superiori al 95%), e l’idea di vaccini obbligatori, e delle sanzioni per i genitori inadempienti, iniziò a sembrare anacronistica. Per questo, 18 anni fa fu di fatto sospeso, aprendo le porte delle scuole anche ai bambini non vaccinati.

Cosa è successo?
La revoca delle sanzioni, che ha reso i vaccini obbligatori solo sulla carta, e i tanti scandali, le bufale, i processi e le campagne anti-vaccini degli ultimi anni hanno fatto calare progressivamente il numero di bambini vaccinati.

I quattro “obbligatori” oggi sono arrivati a una copertura del 94,66%nel caso della polio, 94,65% per la difterite, 94,77% per il tetano94,58% per la pertosse. Nel 2012, tanto per dare un’idea di quanto velocemente siano cambiate le percentuali, erano tutti al di sopra del 96%.

Anche per quelli raccomandati si è assistito a un calo analogo, che ha portato per esempio le vaccinazioni per morbillo (malattia che, ha ricordato l’Aifa pochi giorni fa, ancora oggi, in rari casi, può risultare mortale) pertosse e rosolia a una copertura di appena l’86% della popolazione infantile.

In tutti questi casi, si tratta di percentuali che non raggiungono gli obbiettivi posti dal precedente piano vaccinale per gli anni 2012-2014. Secondo il documento infatti, i livelli di copertura necessari per prevenire la diffusione delle malattie per cui è prevista la vaccinazione obbligatoria sono superiori al 95%. Anche per il vaccino Mpr (morbillo, paraotite e pertosse), si auspicava di raggiungere almeno quota 95%.

Cosa aspettarsi.
Se, come pare probabile, le vaccinazioni obbligatorie torneranno necessarie per l’accesso alle scuole, quali saranno le conseguenzeper i bambini non vaccinati? Rispondere non è facile, perché bisognerà attendere il testo e i relativi decreti attuativi per scoprire se e quale sistema sanzionatorio verrà introdotto.

Un’idea comunque ce la può dare quello che accadeva in passato. “Nel dopoguerra, quando un bambino si presentava per la prima iscrizione in una scuola bisognava esibire i documenti relativi alle vaccinazioni obbligatorie”, ha spiegato a Wired Antonino Petrolino, della direzione nazionale dell’Associazione nazionale dirigenti e alte Professionalità della scuola.

“In mancanza dei documenti l’istituto doveva segnalare il caso al comune, e questo a sua volta girava la segnalazione al tribunale dei minori, che poteva ordinare l’esecuzione coatta delle vaccinazioni”. In pratica però l’abitudine a vaccinare i bambini si diffuse presto in tutta Italia, e per decenni situazioni simili non si presentarono praticamente più.

“Il fenomeno riemerse a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, quando molti genitori iniziarono a essere contrari alle vaccinazioni per motivi che potremmo definire ideologici”, continua Petrolino. “Essendo cessata l’emergenza sanitaria, i tribunali dei minori iniziarono a emettere sentenze favorevoli ai genitori, e i bambini venivano quindi ammessi a scuola anche senza le vaccinazioni obbligatorie. È per questo che si arrivò un po’ alla volta ad abolire questo requisito”.

Via: Wired.it

Credits immagine: U.S. Army Corps of Engineers Europe District/Flickr CC

 

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