Non può stabilirla il giudice

Solo una giuria popolare composta da semplici cittadini può condannare a morte un imputato. È questo il senso della storica sentenza emessa ieri dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che torna a limitare le possibilità di ricorrere alla pena capitale nel sistema giuridico americano. Dopo la decisione del 20 giugno scorso che proibiva l’esecuzione di persone mentalmente incapaci, stavolta la Corte ha stabilito che è contrario alla Costituzione che il solo giudice condanni a morte un imputato. La norma abolita contraddirebbe infatti il Sesto emendamento, che stabilisce che ogni cittadino deve essere giudicato dai propri pari, cioè dai giurati. Ma in alcuni Stati – Arizona, Colorado, Idaho, Montana e Nebraska – la giuria si limitava a giudicare l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato, lasciando al giudice il compito di stabilire la pena. Per effetto della sentenza di ieri questi cinque Stati dovranno adeguare le proprie leggi. Ma c’è di più. La norma è retroattiva: saranno quindi riviste oltre 150 condanne a morte non ancora eseguite. Inoltre, secondo i primi commentatori, anche Florida, Alabama, Indiana e Delaware (che raccolgono 629 condannati a morte) dovranno cambiare le proprie leggi e rifare i processi. Anche in questi Stati la giuria si limita a raccomandare la pena, ma è sempre il giudice a disporla. Secondo Amnesty International, negli Stati Uniti sono almeno 3.700 i detenuti nel braccio della morte. Nel solo 2001 sono state 66 le persone giustiziate, portando il loro numero totale a 749 da quando è stata reintrodotta la pena capitale nel 1977. (m.ba.)

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