Non solo Aids

Trecentoquaranta milioni di nuovi casi all’anno nella fascia di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Così l’Organizzazione mondiale della sanità fotografa la diffusione nel mondo delle malattie a trasmissione sessuale curabili e non virali. Numero a cui va aggiunto l’altro grande gruppo di malattie di origine virale che si trasmette attraverso i rapporti sessuali: epatiti, Aids, infezioni da papillomavirus, herpes genitale. In Italia i dati ufficiali registrano solo otto mila nuovi casi all’anno di malattie sessualmente trasmesse. “Un dato assolutamente sottostimato”, ha affermato Giampiero Carosi, in occasione del II congresso nazionale della Simast (Società interdisciplinare per lo studio delle malattie sessualmente trasmissibili), di cui è presidente. Della ricerca, della diagnosi e cura di queste malattie hanno discusso – a Sorrento dal 18 al 20 maggio scorso – esperti nazionali e internazionali di tutte le discipline coinvolte.

Le malattie sessualmente trasmesse (Mst) sono in costante aumento, da quelle classiche veneree come la sifilide e la gonorrea, a quelle considerate emergenti come la clamidia, l’herpes, i condilomi, fino a quelle che non limitano la loro azione all’apparato genitale, come l’Aids o l’epatite B. La ricomparsa di malattie “storiche” è legato a due motivi principali. “In primo luogo ai viaggi”, ha continuato Carosi, “queste malattie infatti sono ancora molto diffuse nei paesi tropicali e sono importate dai turisti o dai lavoratori. In secondo luogo alle abitudini, alle promiscuità sessuali e alla tossicodipendenza”. Si sfata quindi il mito che tali patologie siano portate in Italia dagli immigrati: al contrario sono gli italiani che si infettano dove esistono ancora dei focolai attivi.

Ma quello che preoccupa di più i 400 specialisti e studiosi che si sono riuniti a Sorrento è la diffusione delle Mst non eradicabili, quelle cioè di origine virale. Il fatto che non si possano guarire non vuol dire però che non sia possibile curarle. Sempre che si riesca a diagnosticarle in tempo utile mantenendo così basso il livello virale. Per farlo servono dati sulla diffusione di tutti i virus, anche quelli meno aggressivi dell’Hiv o del virus dell’epatite, ma ugualmente preoccupanti. E proprio il congresso campano è stata l’occasione per presentare le prime cifre disponibili sulla presenza dell’herpes genitale sul nostro territorio. A fornirle è Giorgio Palù, direttore del Dipartimento di istologia, microbiologia e biotecnologie molecolari dell’Università di Padova. “Fino a oggi conoscevamo solo la diffusione dell’Aids e dell’epatite”, afferma Palù. “Ora grazie alla messa a punto di test specifici abbiamo potuto stimare che in Italia l’infezione erpetica ha raggiunto i livelli degli altri Paesi europei”. I dati parlano del 18 per cento di prevalenza del virus – paragonabile a quella di Francia e Inghilterra – con dei picchi nella popolazione femminile di alcune regioni geografiche del 30 per cento – come nelle regioni del Nord America. La malattia causata da virus Hsv2 è molto fastidiosa per la donna ma soprattutto è pericolosa per la sua trasmissibilità dalla madre al feto. Il nascituro si ammala di l’herpes neonatale, malattia che provoca nell’80 per cento dei casi la morte e compromette seriamente le funzioni neurologiche di quanti invece riescono a sopravvivere.

“C’è la tendenza a sottovalutare questi disturbi, a pensare che siano passeggeri. Si tratta invece di vere malattie che devono essere curate in modo sistematico”, ha ammonito Enrico Magliano, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani. Anche perché non sempre le Mst si presentano con sintomi specifici. Si stima, per esempio, che il 10-20 per cento della popolazione maschile e il 75 per cento di quella femminile con infezione da Chlamidia trachomatis non denunci nessun fastidio. È questa una delle ragioni della facilità di trasmissione di tali patologie durante i rapporti sessuali non protetti. In più da numerosi studi presentati al congresso campano è emersa l’incidenza che le Mst hanno sulla trasmissione dell’Hiv: numerose malattie a trasmissione sessuale determinano nell’area genitale piccoli o grandi ferite e concentrazioni di cellule che da una parte diventano veicolo di trasmissione del virus dell’Aids, dall’altra rendono più esposto il paziente all’attacco dello stesso virus. In altre parole chi è sieropositivo e in più ha anche una Mst trasmette il virus più facilmente, chi è sieronegativo ed è affetto da una Mst ha più probabilità di essere colpito dall’Hiv.

La dimensione del problema richiede quindi una nuova filosofia di approccio, ma soprattutto una diversa e più efficiente rete di controllo. “Al momento esistono solo i Centri Mst”, continua Carosi, “dove il medico che presidia è il più delle volte un dermatologo. Ci vorrebbe invece un pool di professionisti dal ginecologo all’infettivologo, dall’urologo al microbiologo”. E soprattutto perdura ancora una mentalità stigmatizzante nei confronti di quanti si rivolgono a queste strutture per un controllo: “l’idea è che se entri in uno di questi centri sei o una prostituta o un omosessuale”. Queste malattie invece colpiscono senza discriminazione tutti coloro che non usano il preservativo durante i rapporti sessuali.

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