Come funzionano le vaccinazioni con Novavax

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(Foto: Jeremy Bezanger on Unsplash)

Il vaccino proteico Nuvaxovid della biotech statunitense Novavax, approvato in Europa il 20 dicembre 2021, è in arrivo anche in Italia. Una circolare appena emanata del ministero della Salute chiarisce le regole per la somministrazione di questo vaccino, prenotabile in tempi brevi in diverse regioni. 

Il vaccino di Novavax è destinato a persone dai 18 anni in su e per ora previsto soltanto per il ciclo primario, cioè per le prime e le seconde dosi. L’immunizzazione prevede la somministrazione di due dosi dello stesso prodotto, a distanza di 3 settimane l’una dall’altra. All’interno della campagna vaccinale, Nuvaxovid non sostituirà gli altri vaccini che continueranno a essere somministrati.


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Quando si parte e come prenotare

Entro la fine della settimana in Italia arriveranno circa un milione di dosi, come ha reso noto il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo, durante una visita all’ospedale pediatrico Meyer, a Firenze (occasione in cui ha annunciato anche la data di inizio della somministrazione della quarta dose agli immunodepressi). 

Tornando a Novavax, il Piemonte fa da apripista: tramite la piattaforma il Piemonte ti vaccina sarà possibile prenotare la prima dose già da mercoledì 23 febbraio, mentre nel Lazio si parte da giovedì 24 febbraio. Il sito della Presidenza del consiglio dei ministri fornisce l’elenco delle pagine web delle singole regioni attraverso cui prenotare la vaccinazione.

Solo prime e seconde dosi

La circolare contiene anche la scheda tecnica del vaccino di Novavax, consultabile da parte di tutti. Attualmente si può prenotare soltanto per la prima dose. “Non ci sono dati disponibili sull’intercambiabilità di Nuvaxovid con altri vaccini anti-Covid-19 per il completamento del ciclo di vaccinazione primario”, si legge nelle “caratteristiche del prodotto”, in calce alla circolare. E ancora: “I soggetti che hanno ricevuto una prima dose di Nuvaxovid devono ricevere la seconda dose di Nuvaxovid per completare il ciclo di vaccinazione”. 

Chi ha già completato il primo ciclo vaccinale e intende effettuare la dose booster non può per ora ricevere il vaccino di Novavax perché non ci sono dati sufficienti per supportare la scelta del mix (si è parlato spesso di vaccinazione eterologa).

Fra i vantaggi la possibilità di conservare per 9 mesi i flaconcini chiusi in frigorifero a temperature da -2 a -8 °C, più alte rispetto a quelle necessarie per i vaccini a mRna. A temperatura ambiente (25 °C) il flaconcino chiuso è utilizzabile entro 12 ore. Se viene aperto, a una temperatura dai 2 °C ai 25 °C, il flaconcino ha una durata massima di 6 ore.

Gravidanza e allattamento

La somministrazione di Nuvaxovid in gravidanza deve essere considerata soltanto quando i potenziali benefici superano i potenziali rischi per la madre e per il feto, si legge nel testo. Attualmente i dati dell’uso del vaccino di Novavax in donne incinte sono ancora limitati anche se gli studi su animali non indicano danni. 

Le informazioni raccolte e accumulate per gli altri vaccini sono maggiori e l’Istituto superiore di sanità insieme ad altre autorità raccomanda di offrire la vaccinazione alle donne in gravidanza che desiderano vaccinarsi. Riguardo all’allattamento, “non è noto se Nuvaxovid sia escreto nel latte materno umano”, come riporta l’allegato tecnico, e “non si ritiene che Nuvaxovid possa causare effetti su neonati/lattanti”. E ancora, gli esperti indicano che la ricerca sugli animali non segnala effetti negativi diretti o indiretti sulla fertilità. Per ulteriori informazioni, dalle controindicazioni agli effetti indesiderati, dal meccanismo d’azione all’efficacia, è bene leggere il documento per intero.

Un design piuttosto nuovo

Il vaccino di Novavax è uno di quelli di ultima generazione: il suo design è piuttosto nuovo, anche se già in uso da 30 anni, alla base per esempio dei vaccini contro l’epatite B e la meningite causata dal meningococco B. 

Si sente spesso dire che è il primo vaccino proteico contro Covid-19, questo perché il prodotto si basa sulle proteine ricombinanti, impiegate sia nell’ambito della ricerca sia a scopo terapeutico. Sono proprio queste che stimoleranno la risposta del sistema immunitario. In questo caso si utilizza la proteina spike del coronavirus, quella con cui il patogeno aggancia e infetta le nostre cellule. Questa viene ottenuta in laboratorio, a partire da sequenze di rna del Sars-Cov-2, poi purificate e impacchettate in piccolissime strutture, o meglio nanoparticelle, che prenderanno la forma – ma soltanto quella – del coronavirus. 

Per le loro caratteristiche e la costruzione, queste non possono determinare un contagio né causare la malattia. Le nanoparticelle vengono unite a un adiuvante, che serve a rafforzare la risposta del sistema immunitario e che rappresenta un sistema utilizzato in molti altri tipi di vaccini (per esempio in alcuni vaccini antinfluenzali).

La differenza rispetto ai vaccini a mRna di Pfizer-BioNTech e di Moderna sta nel fatto che con questi si recapita l’informazione necessaria per produrre la proteina spike e non direttamente la spike stessa, come nel caso del vaccino proteico di Novavax. Anche i vaccini a vettore virale trasportano, attraverso un virus innocuo, l’istruzione che serve al nostro organismo per generare la spike.

Via: Wired.it

Credits immagine: Jeremy Bezanger on Unsplash