Nucleare, sì al modello francese

Per molti è la soluzione alla crisi energetica, per altri è la fonte di tutti i mali. Per la maggior parte dei cittadini è un mistero. L’energia nucleare è un tema spigoloso tornato in auge prima di questa campagna elettorale quando Pierferdinando Casini, candidato premier dell’Udc allora nel centrodestra, indicò l’energia nucleare come soluzione alla nostra carenza di fonti. Se l’Italia sia ancora in tempo per salire sul treno dell’atomo (abbandonato vent’anni fa con un referendum), se si debba privilegiare questa o altre forme di energie alternative al petrolio sono comunque temi centrali per lo sviluppo futuro del paese. Ma la politica, in generale, sembra restia a prendere decisioni vincolanti a breve termine, sebbene nessuno degli schieramenti chiuda la porta alla ricerca nucleare. Indipendentemente dall’esito delle elezioni, dunque, la riapertura delle centrali resta una realtà molto lontana.

Giuseppe Valditara – Pdl, Ordinario di istituzioni di diritto romano, capogruppo di Alleanza nazionale nella commissione I Senato Affari costituzionali; membro della commissione VII Senato istruzione, Beni culturali, Sport.

Sul fronte energetico è possibile e conveniente per l’Italia tornare al nucleare? E in che modo?
“Per superare il problema energetico è necessario innanzitutto incoraggiare gli studi sul nucleare, investendo nella ricerca delle soluzioni migliori e più affidabili. Credo che questa sia un’opzione importante da seguire, aprendo il nostro paese ad applicazioni che si rifacciano al modello francese. Stiamo parlando, dunque, di reattori di terza e di quarta generazione, strutture che, di per sé, riducono già notevolmente il problema delle scorie, il cui smaltimento sarà possibile realizzare in modo sicuro anche mediante l’individuazione – come hanno fatto in Francia – di opportuni siti di stoccaggio. In prospettiva, con i reattori di quarta generazione lo stesso problema delle scorie sarà superato, dal momento che si tratta di impianti cosiddetti autofertilizzanti”.

Quali altre soluzioni sono ancora proponibili?
“Si deve investire di più sulle fonti rinnovabili e su ogni strumento di energia pulita, allo scopo di promuovere, anche in questo modo, il graduale superamento della dipendenza dal petrolio. Per esempio, valutiamo positivamente la prospettiva di uno stoccaggio sotterraneo di CO2, in modo da trattenere e seppellire i fumi nocivi. Sosteniamo, inoltre, la crescita del mini-idroelettrico e il potenziamento dell’energia solare ed eolica, ma anche un  nuovo impulso a biogas e biomasse, e questo sul modello tedesco e australiano. Una risorsa importante, infine, è rappresentata dai termovalorizzatori, come elementi di chiusura del ciclo industriale dei rifiuti”.

Andrea Ranieri – Pd,  Laureato in filosofia, eletto nella XV Legislatura al Senato per i Democratici di Sinistra, membro della VII Commissione Istruzione, Beni culturali, Sport.

È possibile e conveniente per l’Italia tornare a produrre energia nucleare?
“E’ opportuno discutere di questo argomento in modo diverso rispetto alla contrapposizione secca del referendum. Ciò non significa sostenere che il passaggio al nucleare sia di per sé semplice e utile, perché questo comporta problemi economici molto seri sui tempi, le modalità e i costi per il paese. Molti pensano che investire sul nucleare non sia economicamente conveniente anche se, forse, questo impatto potrebbe essere diverso nel caso del nucleare di nuova generazione. In generale, il Pd ritiene sulla ricerca si debba essere assolutamente presenti, ma che è irreale considerare il nucleare come risolutivo. Le priorità di base, da questo punto di vista, sono le energie alternative, là dove a nostro giudizio esistono risorse ancora assai poco sfruttate, e non solo sul fronte strettamente ambientale. Attualmente l’Italia occupa una posizione di marginalità in tale contesto. Il nostro obiettivo, invece, è diventare entro i prossimi cinque anni leader in Europa nell’energia solare per usi termici”.

Nel vostro programma proponete di rendere permanente l’incentivo previsto dalla legge Finanziaria 2008 per l’installazione di pannelli solari termici in tutte le case di abitazione…
“Certo, e questo anche al fine di favorire la nascita di imprese di produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari. In generale, le misure a favore delle energie rinnovabili e per l’efficienza energetica devono avere durata pluriennale certa e fondarsi sempre più sulla leva fiscale, al fine di mobilizzare al massimo le risorse private disponibili. Per l’Italia, produrre il 20 per cento di energia con il Sole e con il vento, significa risparmiare miliardi di euro sulle importazioni di petrolio. La nostra proposta è quella di un piano per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di riscaldamento degli edifici, privati e pubblici, in modo da creare al tempo stesso un gigantesco risparmio energetico e un grande volano di crescita economica. Non è casuale che, in futuro, a svilupparsi di più saranno quei paesi che faranno della sostenibilità ambientale il loro punto di forza. Questo non toglie, tuttavia, che non esista alcuna pregiudiziale nei confronti del nucleare, che deve essere affrontato, però, ragionando su strategie all’insegna della assoluta concretezza e della reale fattibilità per l’Italia”.

Vito Francesco Polcaro – la Sinistra l’Arcobaleno, Senior scientist dell’Istituto Nazionale di AstroFisica del Cnr di Roma e membro del Comitato scienziati e scienziate contro la guerra.

E’ possibile e conveniente per l’Italia tornare a produrre energia nucleare?
“Non crediamo che sia conveniente tornare a produrre energia nucleare per un motivo semplice: la costruzione di centrali del genere richiede tempi tecnici molto lunghi, mentre in questo momento abbiamo bisogno di soluzioni efficaci in tempi brevi. Inoltre, non è vero che in Italia non ci sia una produzione media di energia sufficiente a soddisfare i bisogni del paese. Il problema riguarda, semmai, la disponibilità di una potenza di picco in grado di soddisfare le richieste avanzate a livello localizzato. La difficoltà, insomma, riguarda la gestione razionale delle risorse esistenti più che la creazione di nuove centrali per la produzione di energia. Per questo motivo, allo stato attuale delle tecnologie disponibili nel nostro paese, la situazione può essere affrontata tranquillamente attraverso la razionalizzazione della Rete, il risparmio energetico, l’incremento della produzione da fonti rinnovabili. L’Italia non ha bisogno di centrali nucleari, ma piuttosto di micro-centrali idroelettriche: strutture realizzabili assai più facilmente e che potrebbero fornire un contributo reale al problema di quel consumo localizzato che genera il picco e a cui sono dovuti i casi di blackout verificati negli anni passati. Puntare sul nucleare, a nostro giudizio, è sbagliato tecnicamente. Ciò non toglie che non ci siano pregiudiziali ideologiche nei confronti della ricerca sull’energia nucleare, ma tenendo presente che si tratta comunque di una soluzione oggi inattuabile: lo studio dei reattori di quarta generazione è quindi legittimo, ma certo non serve a risolvere le urgenze attuali. Anzi, diciamo che è addirittura indispensabile fare ricerca sul nucleare perché altrimenti si rischia di perdere quelle competenze determinanti anche solo per procedere allo smantellamento dei vecchi impianti”.

Pensate di abolire il Cip/6, cioè la norma sui “contributi alle fonti di energia assimilabili alle energie alternative”, tassa che i cittadini pagano in bolletta e che finanzia tutti i produttori di energia, anche quelli da petrolio?
“Come è scritto nel nostro programma, la Sinistra l’Arcobaleno si propone di eliminare definitivamente la truffa del Cip/6 e il tentativo in atto di continuare a finanziare gli inceneritori con le risorse destinate alle fonti rinnovabili. Al contrario propone di affrontare una priorità: un grande piano energetico nazionale fondato sulle rinnovabili, in particolare promuovendo il solare, anche attraverso il proseguimento del Conto energia, e sostenendo la ricerca e gli interventi a favore delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”.

Rocco Buttiglione – Udc, filosofo, eletto al Senato, membro della VII Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) e della XIV Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea), oltre che della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

E’ possibile e conveniente per l’Italia tornare a produrre energia nucleare?
“Il problema vero legato al tema dell’energia, a mio parere, non ha tanto a che fare con le scienze naturali, ma con quelle giuridiche e con una giustizia amministrativa che blocca la costruzione di ogni nuova struttura. E che, da questo punto di vista, andrebbe decisamente riformata. Napoleone aveva voluto un diritto amministrativo che si basava su un principio di fondo: ovvero, un interesse pubblico va sempre realizzato e se ciò ostacola qualche interesse privato quest’ultimo verrà legittimamente risarcito, ma senza impedire di realizzare le opere”.

Tutto questo in cosa si traduce?
“Nel fatto che l’Italia ha bisogno di un mix di energia, da studiare con la dovuta attenzione, ma senza escludere il nucleare. Chi si oppone a questa realtà paventando rischi e pericoli fa finta di non sapere che si tratta, invece, dell’energia più pulita, sicura e a basso costo che ci sia. Certo, il problema delle scorie è reale e va affrontato con intelligenza, ma dobbiamo smetterla di subire campagne isteriche che incitano al pericolo perché la loro unica conseguenza è l’impossibilità di predisporre le strategie migliori da attuare anche per risolvere problemi legati al passato, visto che le scorie radioattive in Italia sono attualmente disposte in un centinaio di posti sparsi lungo il territorio senza reale sicurezza. Tornare al nucleare, poi, significa anche dare impulso all’economia del paese. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che sono tante le industrie che a causa del problema energetico stanno andando via dall’Italia anche perché le leggi comunitarie hanno dato loro la possibilità di aprire centrali all’estero. E infatti l’Enel si è mossa in Slovacchia…”.
 
Cosa intende con mix di energie?
“L’Italia ha bisogno di nuovi rigassificatori e di incrementare di più le fonti tradizionali. Privilegiando anche quelle rinnovabili e non inquinanti che, tuttavia, a mio parere, in virtù anche dei loro costi, possono avere solo un peso limitato rispetto gli effettivi bisogni del paese. E non bisogna dimenticare i termovalorizzatori che affrontano, con efficacia, sia il problema dell’energia che quello dello smaltimento dei rifiuti”.

Pensa che sia il caso di modificare il Cip/6?
“Credo che vada ripensato, questo sì. Il Cip/6 è il risultato dell’accumulo di una serie di interventi in materia in generale assai poco coerenti. Bisognerebbe, invece, orientarlo nel rispetto di una politica energetica organica e definitiva”.

Alberto Arrighi – La Destra,  eletto alla Camera dei deputati nel 2001 nella lista di Alleanza Nazionale, entra dapprima a far parte della Commissione Cultura e Istruzione e successivamente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo e della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati

E’ possibile e conveniente per l’Italia tornare a produrre energia nucleare?
“L’Italia deve investire sulla ricerca nucleare. Ci apriamo al nucleare di ultima generazione alla stretta condizione che si lavori seriamente per l’accelerazione dello smaltimento delle scorie (progetto Rubbia), anche se – alla luce di costi e tempi di una ripresa del nucleare in Italia – riteniamo prioritario investire sulle fonti alternative (solare termico e fotovoltaico in particolare, ma senza trascurare l’eolico) che possono essere per l’Italia favorevolissime alla creazione di una nuova filiera industriale su di esse basata. Rispetto alle grandi centrali preferiamo un rapporto più diretto tra piccoli impianti e comunità locali”.

Pensate sia il caso di modificare il Cip/6?
“I contributi Cip/6 e altre forme fiscali (in questo caso di vantaggio) devono riguardare solo le energie alternative e pulite propriamente dette”.

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