Numeri criminali

Carlo Toffalori
Il matematico in giallo
Guanda 2008, pp. 268, euro 13,00

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La letteratura giallistica e dei romanzi polizieschi ha tutta una serie di topos che gli appassionati dei generi conoscono bene. Uno di essi è che è possibile trovare un criminale, oppure un detective, che opera “come un matematico”. La definizione è piuttosto vaga, visto che in realtà non è detto che i non matematici sappiano cosa fa un matematico, ma si sa che minuzie come queste non vengono mai prese realmente sul serio.

Carlo Toffalori, da buon matematico, ha voluto vedere il gioco, come si direbbe a poker: così in questo libro si è messo a verificare se e come questi giudizi sono meritati oppure no. Il suo punto di vista principale è stato quello della matematica, anzi della Matematica come lui scrive nel testo; ma ci sono anche incursioni nel campo della logica e della scienza in generale. Anche i testi scelti a volte non sono gialli nel senso usuale del termine: per esempio, la coppia Elijah Baley e Daneel Oliwav è generalmente collocata nell’ambito della fantascienza data l’ambientazione delle loro indagini, anche se in effetti si può arguire che si sta parlando di inchieste di polizia.

Iniziando dai grandi detective dell’Ottocento, Dupin e Sherlock Holmes (quest’ultimo sopravvalutato: ma d’altra parte il vero matematico nei racconti di Conan Doyle è il professor Moriarty!), si passa a chi la matematica proprio non la sopporta come Nero Wolfe e chi, sotto la nomea di grande logico, in realtà si limita a racconti ben poco scientifici e più da indovinello, come Ellery Queen. Un personaggio, quest’ultimo, a cui Toffalori preferisce Maigret, non tanto per i concetti espressi ma per il modo di operare, molto simile a quello di un matematico che deve trovare il modo per affrontare il problema su cui sta lavorando. Nel libro i famosi detective della narrativa non fanno una gran bella figura, e per trovare citazioni non troppo stereotipate e lontane dalla realtà Toffalori è stato costretto a spulciare tra gli autori minori, spesso nemmeno tradotti in italiano. Se si aggiunge poi il fatto che, soprattutto nelle traduzioni degli anni Sessanta e Settanta, le poche descrizioni davvero matematiche venivano (per puro caso?) impietosamente tagliate nell’edizione italiana, si capisce come il panorama sia desolante.

Il libro contiene alcuni spunti interessanti, come per esempio il riscrivere la storia della dimostrazione dell’Ultimo Teorema di Fermat come se fosse un giallo, con tutti i colpi di scena che ci si aspetterebbe da una storia del genere. Purtroppo dopo un po’ soffre di una certa ripetitività, e alcuni degli incisi di Toffalori sono piuttosto gratuiti. Insomma, procuratevelo solo se siete amanti dei gialli (o della matematica!).

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