Nuovi indizi sullo sviluppo della celiachia

(Immagine: Pixabay)

I ricercatori del Columbia University Medical Center hanno appena identificato un tipo di Rna non codificante, ovvero la porzione del nostro genoma che non codifica per la produzione di proteine (lncRna), che potrebbe contribuire all’infiammazione intestinale tipica delle persone affette da celiachia. Lo studio è stato pubblicato su Science, e spiega come lncRna svolga un ruolo importante nello sviluppo di questa malattia.

La celiachia è un disturbo digestivo di alcune persone che sono geneticamente predisposte a sviluppare una risposta immunitaria alla proteina del glutine (gliadina) presente nei cereali, frumento, segale e orzo. Attualmente si stima che circa il 40% della popolazione ha la variante del gene primario associato con la malattia celiaca, ma solo l’1% delle persone con questi geni sviluppano l’infiammazione intestinale dopo il consumo di glutine.

“Non sappiamo il motivo per cui solo una parte dei soggetti con fattori di rischio genetici per la celiachia diventa effettivamente intollerante al glutine”, spiega Peter Green, co-autore dello studio. “Solamente con molta ricerca traslazionale potremo cominciare a scoprire i meccanismi che scatenano i sintomi della malattia celiaca”.

Il team di ricercatori si è concentrato sulla capacità dell’Rna non codificante di regolare molti processi biologici. Attraverso una serie di esperimenti sono riusciti a identificare un Rna non codificante, lnc13, che svolge un ruolo nelle malattie autoimmuni e tumori interagendo con altro Rna, Dna e proteine. Secondo i risultati dello studio lnc13 è in grado di bloccare l’espressione di alcuni geni pro-infiammatori nelle cellule del sistema immunitario, legandosi a una comune famiglia di proteine. Inoltre, il team ha scoperto che i pazienti affetti da questa malattia presentano insolitamente bassi livelli di lnc13 nei loro intestini, suggerendo quindi che la sottoregolazione di questo gene può contribuire all’infiammazione osservata nella malattia.

“I nostri risultati aggiungono un dettaglio importante per la comprensione dello sviluppo di questa malattia”, spiega l’autore dello studio Sankar Ghosh. “Dato che la maggior parte della popolazione consuma questi grani, è fondamentale capire quali sono i fattori che mettono certi individui più a rischio di sviluppare la malattia. In futuro speriamo di indagare i fattori che portano alla soppressione di Lnc13, che possono causare la malattia celiaca in persone che in precedenza erano in grado di tollerare il glutine”.

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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