Nuovi mondi cercansi

“Sarebbe veramente sconsiderato assumere che in nessuna parte dell’Universo la Natura abbia ripetuto lo strano esperimento che ha compiuto sulla Terra”. Così, nel 1933, Arthur Eddington commentava la possibile esistenza della vita al di fuori del nostro pianeta. A distanza di 70 anni, l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e l’Osservatorio Astronomico di Palermo hanno organizzato un congresso (9-11 aprile) dedicato alla ricerca di pianeti abitabili attraverso la missione Eddington, che prende il nome proprio dall’illustre astrofisico. Il lancio del satellite europeo, la cui attività sarà di almeno cinque anni, è previsto per il 2008. L’orbita selezionata è a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, in direzione opposta al Sole, attorno al cosiddetto secondo punto Lagrangiano (L2), una delle cinque posizioni di equilibrio tra le forze gravitazionali dei due corpi celesti. La scelta di questa orbita, che pure comporta costi elevati per il lancio e difficoltà di comunicazione, è giustificata da una serie di vantaggi eccezionali rispetto a una classica orbita intorno alla Terra, come la possibilità di vedere l’intera sfera celeste in ogni momento dell’anno e la collocazione in un ambiente privo di radiazioni e calore. Eddington è stato progettato per misurare la brillantezza delle stelle con una precisione elevatissima: sarebbe in grado di percepire lo ‘spegnimento’ di una lucciola all’interno di uno sciame di diecimila esemplari. Questa straordinaria accuratezza lo rende lo strumento ideale per i due obiettivi principali per i quali è stato costruito: la ricerca di nuovi pianeti e l’asterosismologia, ovvero lo studio delle sottili oscillazioni luminose delle stelle. Quando un pianeta passa davanti alla sua stella, la brillantezza di quest’ultima sarà parzialmente occultata, come in un’eclissi. Il calo di luminosità osservato a grande distanza è estremamente piccolo, ma si può distinguere da una variazione intrinseca della stella, detta pulsazione. “La curva di luce (andamento dell’intensità luminosità in funzione del tempo) di un’eclissi planetaria deve essere piuttosto piatta, mentre durante una pulsazione è generalmente asimmetrica”, spiega Jorge Sanz-Forcada, astrofisico dell’osservatorio palermitano. “Le tecniche disponibili fino a oggi non permettono di trovare pianeti più piccoli di Giove e hanno bisogno che siano molto vicini alla stella. Invece, con Eddington sarà possibile rivelare un pianeta delle dimensioni della Terra alla distanza della Terra dal Sole”. Con un’analisi sistematica di circa 500mila stelle, questa missione permetterà quindi di stimare la percentuale di astri dotati di pianeti e verificare se la norma è costituita da un sistema solare simile al nostro, composto da pianeti piccoli e rocciosi vicini alla stella, con quelli grandi e gassosi su orbite più lontane. In particolare, l’interesse degli ideatori del satellite si concentra sull’esistenza di pianeti abitabili, dotati delle caratteristiche indispensabili per ospitare la vita come la conosciamo noi. Innanzitutto, il pianeta deve avere una massa ben definita, compresa tra metà e dieci volte quella della Terra: una massa minore implicherebbe una forza di gravità insufficiente a mantenere un’atmosfera, mentre una maggiore comporterebbe lo sviluppo di un’atmosfera di idrogeno ed elio troppo spessa, come quella di Giove e Saturno. Inoltre, perché la sua temperatura superficiale sia compatibile con la presenza di acqua liquida, l’orbita del pianeta si deve trovare all’interno della cosiddetta fascia abitabile, definita dalle proprietà della stella.L’altro campo dell’astrofisica che trarrà i maggiori benefici dal lancio di Eddington sarà l’asterosismologia. Le stelle variabili subiscono nel tempo delle notevoli variazioni di luminosità accompagnate da cambi di dimensione. Tutte le altre stelle, compreso il Sole, sono invece soggette a sottili variazioni di brillantezza, mantenendo inalterato il proprio raggio. Questo ultimo fenomeno è detto pulsazione non radiale ed è l’oggetto di studio dell’asterosismologia. Le oscillazioni di luminosità sono provocate da bolle di gas caldo all’interno delle stelle che si spostano attraverso materiale più freddo. La frequenza di queste pulsazioni dipende dalla massa, dalla composizione chimica e dall’età dell’astro. Per questo motivo, l’asterosismologia offre prospettive per lo studio dell’evoluzione stellare, permettendo di osservarne accuratamente le varie fasi. Per esempio, osservando stelle di massa solare simile ma di età diverse, sarà possibile studiare il passato del Sole e scoprire come evolverà in futuro. L’asterosismologia, finora molto penalizzata dalle difficoltà tecniche presenti in questo tipo di osservazioni, sta per vivere un periodo di grande sviluppo. Infatti, la missione Eddington sarà preceduta da tre progetti minori, tutti europei, completamente dedicati a questa disciplina: il canadese Most, il danese Mons, entrambi previsti per il 2003, e il francese Corot, che sarà lanciato nel 2005. Queste missioni prevedono l’analisi di poche decine di stelle, ma daranno un’anteprima delle novità che ci riserverà Eddington nel futuro.

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