Categorie: Salute

Oltre il tumore

Geralyn Lucas
Perché ho messo il rossetto il giorno della mia mastectomia
Tea 2006, pp. 232, euro 9,00

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A ventisette anni Geralyn Lucas è giovane, bella, ha una carriera come giornalista televisiva avviata, un marito chirurgo con il quale vorrebbe fare un figlio. Il giorno in cui sta per parlare di questo alla sua ginecologa, si sente dire che ha un brutto nodulo al seno, che ecografia e mammografia confermeranno essere cancro. Lei stessa, dopo aver consultato i medici, suo marito, genitori e amiche, prende la decisione più traumatica e radicale, quella di sottoporsi a una mastectomia. I medici maschi, racconta Geralyn, propendono per la soluzione “conservativa”, asportazione del nodulo e di una piccola porzione di tessuto: “avverto una specie di pregiudizio: gli uomini credono che sarà troppo dura per me perdere il seno”.

Dal racconto del percorso tortuoso fatto per arrivare a questa decisione si capisce che abbiamo a che fare con un esempio di donna forte e coraggiosa, anche se avrebbe preferito affidarsi ai medici e non essere investita di una responsabilità così grande. “Alla fine del consulto, ciascun medico mi dice che la decisione è mia. Non è giusto. Voglio che siano gli altri a decidere per me, devono capire che sono incerta, […]. I medici sono loro, loro devono sapere che cosa devo fare.” E’ lei a leggere gli studi su Medline, a confrontarli con la propria cartella clinica e a convincere il chirurgo, il giorno prima dell’intervento fissato per asportare solo il nodulo, che nel suo caso è preferibile togliere tutto il seno.

Nelle prime pagine di Perché ho messo il rossetto il giorno della mia mastectomia, (titolo assolutamente esplicito, come lo sono molti dei libri-testimonianza su questi argomenti), Geralyn Lucas racconta la serata trascorsa da sola in un locale di striptease, una “Mecca mammaria”, la definisce, per decidere se può davvero rinunciare a quella parte della propria femminilità. Osservando quei seni perfetti, si accorge che il problema più grande è il capezzolo, perché anche quello le verrà portato via. Ormai ha deciso, è una questione di sopravvivenza. Uscendo dallo strip club ha detto addio a quel simbolo di seduzione e di maternità, decisa comunque a non rinunciare né all’una né all’altra.

Mettersi il rossetto poco prima di entrare in sala operatoria, andare alle sedute di chemio con magliette attillate e gonne corte, farsi tatuare un cuore rosso con le ali invece del capezzolo, come prevede la procedura per la ricostruzione di un seno mastectomizzato, scegliere di avere una figlia nonostante il parere contrario dell’oncologa, nutrirla dall’unico seno e poi dal latte artificiale… Ognuna di queste scelte, dalla più stupida alla più impegnativa, viene raccontata e spiegata dall’autrice con passione e franchezza per incoraggiare anche le altre donne “con un seno solo” a non accettare supinamente la mutilazione, ma a “firmare” ogni momento della battaglia per la sopravvivenza senza rinunciare alla propria identità, ai propri desideri o ai semplici vezzi femminili, come quello di mettere un rossetto rosso fuoco sulle labbra.
 

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