Quello che c’è da sapere sulla variante omicron 2

Omicron 2

Somiglia a omicron, tanto da non essere classificata come nuova variante quanto come una sua sottovariante. Stiamo parlando di omicron 2, in sigla BA.2, dove il 2 serve a distinguerla dalla originaria BA.1, ovvero omicron. Esistono numerose varianti e sottovarianti (per esempio c’è già anche la BA.3), ma se oggi parliamo proprio di omicron 2 è perché la sua diffusione è in crescita in varie nazioni. 

Secondo gli esperti BA.2 ha iniziato a compiere il percorso che potrebbe portarla a superare omicron. È infatti presente in vari continenti e nazioni, fra cui anche l’Italia, dove è diffusa per ora solo all’1%. Omicron 2 sembra più contagiosa, secondo gli scienziati, e i primissimi dati indicano che la sua trasmissibilità potrebbe essere 1,5 volte maggiore rispetto a omicron. Ma non ci sono prove, attualmente, sulla sua eventuale capacità di sfuggire alla risposta del sistema immunitario e dunque anche ai vaccini.

Quanto e dove è diffusa la variante omicron 2

Identificata per la prima volta nel mese di dicembre 2021, la sottovariante è già descritta come parente di omicron nel database internazionale che he raccoglie tutte le forme note del coronavirus. I paesi in cui il numero di casi di omicron 2 è maggiore risultano essere, nell’ordine, la Danimarca (dove risulta già prevalente), il Regno Unito, l’India e la Germania. 

Attualmente nella banca dati di Gisaid, che fornisce accesso libero ai dati genomici sul coronavirus, alla data del 31 gennaio 2022 nel 98,8% dei casi sequenziati sono ancora legati ad omicron, come riporta Reuters. Il virologo computazionale Trevor Bedford, affiliato all’istituto di ricerca Fred Hutchinson Cancer Research Center, ha revisionato tutti i dati su Gisaid. La sua analisi ha portato a concludere che alla fine di gennaio omicron 2 rappresenterebbe l’82% dei casi in Danimarca, il 9% nel Regno Unito e l’8% negli Stati Uniti. 

Confronti con omicron

La nuova sottovariante somiglia alla sua progenitrice e gli scienziati per ora non si aspettano stravolgimenti sostanziali rispetto all’andamento attuale. Come la sua parente, omicron 2 ha varie mutazioni, circa 20, sulla proteina spike. Tuttavia sembra mostrare una differenza nei test diagnostici (con il tampone): mentre con omicron di solito non veniva rilevato il gene s – aspetto che la differenziava dalle altre, ad esempio dalla delta – in questo caso l’elemento sembra di nuovo esserci. 

Report preliminari indicano che omicron 2 potrebbe essere più contagiosa, ma i dati sono ancora da confermare. Attualmente, non ci sono prove che causi forme Covid più gravi rispetto ad omicron, come spiegano i Centri statunitensi Cdc (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie). Attualmente la variante non è stata inserita fra quelle “che destano preoccupazione” nella lista dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Forse più contagiosa

Le informazioni provengono principalmente dalla Danimarca. Uno studio danese, iniziale, condotto dal Statens Serum Institute su più di 8mila famiglie per un totale di quasi 18mila persone, segnala un’aumentata trasmissibilità di omicron 2, forse più che raddoppiata (maggiore di 1,5 volte) – ricordando che omicron risultava 3 volte più contagiosa di delta. La ricerca non è ancora peer reviewed, cioè non revisionata dalla comunità scientifica, ma è disponibile in pre-print su medRxiv. I risultati devono essere approfonditi e confermati. Anche i dati inglesi sembrano andare nella stessa direzione: un’analisi preliminare della UK Health Security Agency (riportata qui) suggerisce che il contagio fra persone conviventi risulta un po’ più alto con omicron 2 rispetto a omicron (13,4% dei casi contro il 10,3%).

Gli esperti si chiedono anche quanto omicron 2 possa causare reinfezioni. Sappiamo infatti che è possibile infettarsi nuovamente con una variante diversa, per esempio prima con delta e poi con omicron – anche se il caso non è molto frequente – e la domanda ora è se omicron e omicron 2 siano sufficientemente differenti per essere alla base di questo fenomeno.

Credits immagine: CDC/Unsplash
Via: Wired.it