Sì alla teoria, no alla pratica. Sugli organismi geneticamente modificati i rappresentanti degli schieramenti intervistati da Galileo hanno le idee molto simili. Nessun limite deve essere posto alla ricerca sul transgenico in campo agricolo. Ma che non si parli di coltivare in campo aperto le sementi così ottenute: troppi sono i dubbi posti dalle questioni di sicurezza, i dilemmi etici sollevati dalla loro diffusione, e tante anche le perplessità sulla loro reale convenienza economica.
Giuseppe Valditara – Pdl, Ordinario di istituzioni di diritto romano, capogruppo di Alleanza nazionale nella commissione I Senato Affari costituzionali; membro della commissione VII Senato istruzione, Beni culturali, Sport.
Siete favorevoli alla ricerca in campo aperto sugli organismi geneticamente modificati?
“La ricerca va incoraggiata, e va anzi incrementata, ma per le sue applicazioni bisogna procedere con la dovuta cautela, pur senza ostilità pregiudiziali. Non abbiamo, infatti, ancora dati sicuri e affidabili, e su larga scala, per questi prodotti. E bisogna evitare in tutti i modi il rischio di danneggiare o distruggere delle colture nazionali che, invece, devono essere difese. Quindi sì alla promozione della ricerca di nuove tecnologie di produzione, ma con uno sviluppo all’insegna del buonsenso. L’ostilità pregiudiziale è sbagliata, ma prima di tutto vengono la tutela della salute della gente e la protezione delle nostre produzioni tipiche”.
Andrea Ranieri – Pd, Laureato in filosofia, eletto nella XV Legislatura al Senato per i Democratici di Sinistra, membro della VII Commissione Istruzione, Beni culturali, Sport.
Siete favorevoli alla ricerca in campo aperto sugli organismi geneticamente modificati?
“Non credo che gli Ogm rappresentino una questione prioritaria per l’agricoltura nazionale. Il problema vero, semmai, è la promozione di un’agricoltura di qualità in grado di acquistare un peso crescente nella nostra bilancia commerciale. L’urgenza, dunque, è difendere la specificità di colture altrove irripetibili, piuttosto che la promozione di una coltura estensiva trainata dagli Ogm. Sugli organismi geneticamente modificati bisogna continuare, però, a lavorare sul fronte della ricerca, senza pregiudiziali e ideologismi, tenendo presente che l’ostilità manifestata in alcune aree del nostro territorio è spesso dovuta, più che a ragioni scientifiche o etiche, semplicemente al fatto che in queste zone – le Langhe o il Chianti, solo per fare alcuni esempi – la difesa di un’agricoltura di qualità e ricca di specificità è una garanzia di successo economico”.
Vito Francesco Polcaro – la Sinistra l’Arcobaleno, Senior scientist dell’Istituto Nazionale di AstroFisica del Cnr di Roma e membro del Comitato scienziati e scienziate contro la guerra.
Siete favorevoli alla ricerca in campo aperto sugli organismi geneticamente modificati?
“La ricerca in generale non può e non deve essere mai limitata, sempre che, naturalmente, vengano osservate le necessarie misure di sicurezza. Ben diversa, invece, è la questione dell’uso – soprattutto commerciale – degli Ogm, molto discussa proprio per la sua valenza politica di fondo. Per esempio, alcune piante geneticamente modificate hanno il vantaggio di non avere semi. Ma, così, di fatto si costringe l’agricoltore a servirsi sempre da quella ditta che le produce. Insomma, specie se finalizzati all’uso alimentare, gli Ogm vanno valutati di caso in caso, da un punto di vista sia tecnico che politico, senza prescindere, ovviamente, da una rigorosa decisione informata da parte delle popolazioni che ne sono coinvolte. Serve, quindi, una reale diffusione della cultura scientifica, perché decisioni politiche su molti problemi importanti per la civiltà contemporanea vengono presi oggi sulla base della propaganda, senza dare alla gente delle solide capacità di analisi”.
Rocco Buttiglione – Udc, filosofo, eletto al Senato, membro della VII Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali) e della XIV Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea), oltre che della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Siete favorevoli alla ricerca in campo aperto sugli organismi geneticamente modificati?
“Non vediamo obiezioni di principio nei confronti della ricerca sugli Ogm, perché è un campo totalmente diverso rispetto a quella sull’uomo. Obiezioni etiche non ce ne sono. Il problema, piuttosto, è di natura economica e riguarda la capacità di valutare accuratamente le potenzialità di mercato di prodotti Ogm free, creando al contempo le condizioni per separare gli ambiti di coltivazione dell’altro tipo di prodotti. Penso che sia opportuno verificare, quindi, quali sono le reali prospettive offerte e adottare di conseguenza delle regolamentazioni appropriate. Però faccio anche un’obiezione. L’Italia è da sempre più adatta alle coltivazioni di nicchia e in molti casi – non sempre, ma spesso – la loro elevata qualità gli ha permesso di trovare la disponibilità dei mercati a pagare di più. Vediamo, allora, anche come questi mercati reagiscono all’idea dell’Ogm free. Lasciamoli liberi di scegliere e poi decidiamo il da farsi. Insomma, c’è bisogno di una politica agricola che sia in grado di distinguere e, al tempo stesso, di integrare. Senza contare il rischio, alla fine, che tutta questa questione si riveli datata alla luce dell’apertura dei mercati agricoli alle drammatiche richieste di consumo in arrivo dall’India e dalla Cina: una realtà che sta facendo dare al prodotto italiano di media qualità segnali interessanti di ripresa e di cui le strategie future devono necessariamente tenere conto”.
Alberto Arrighi – La Destra, eletto alla Camera dei deputati nel 2001 nella lista di Alleanza Nazionale, entra dapprima a far parte della Commissione Cultura e Istruzione e successivamente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo e della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati
Siete favorevoli alla ricerca in campo aperto sugli organismi geneticamente modificati?
“In campo aperto assolutamente contrari, in un paese come il nostro che eccelle per la qualità della sua produzione agricola e per spazi estremamente ristretti, limitati e contigui di coltivazione”.