Palazzi mangia smog

Una città dove le facciate degli edifici si autopuliscano. Questo il sogno che ha dato vita al progetto europeo Picada, acronimo per Photocatalytic Innovative Coverings Applications for De-pollution Assessment (applicazioni con rivestimenti fotocatalitici innovativi per la valutazione della riduzione dell’inquinamento). Obiettivo: la realizzazione di un materiale per costruzioni capace di assorbire l’inquinamento organico cittadino. Il progetto coinvolge dal 2002 aziende private e istituti di ricerca di tutta Europa, convinti che proprio dalle facciate dei palazzi debba arrivare la risposta all’inquinamento urbano. Per i ricercatori impegnati nel progetto la soluzione è il biossido di titanio, il TiO2, “un materiale fotocatalitico, capace cioè di assorbire le radiazioni dei raggi solari, in particolare quelli ultravioletti, e favorire le reazioni di ossidazione”, spiega Alberto Strini, ricercatore dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche che lavora per il programma europeo. Una parete realizzata con calcestruzzo arricchito con biossido di titanio è capace quindi di catturare gli inquinanti atmosferici organici che con il passare del tempo si sono depositati sulle facciate una volta che questi sono stati esposti ai raggi ultravioletti del Sole. “Gli inquinanti subiscono una reazione chimica che li trasforma in biossido di carbonio”, prosegue Strini. È come se gli agenti inquinanti venissero bruciati, ma senza fiamma. Materiali da costruzione come malta, gesso, cemento e numerosi prodotti translucidi, arricchiti di TiO2 possono diventare in questo modo polifunzionali: “non solo utili come rivestimenti, ma anche generatori di un’azione di desoiling, di autopulizia”, commenta il ricercatore. Il progetto Picada è innovativo proprio per la particolarità della ricerca. Molti infatti studiano il biossido di titanio per i suoi effetti di purificazione ma pochi analizzano questo fotocatalizzatore nei materiali cementifici. “Il comportamento del TiO2 con questi materiali era dunque fino a poco tempo fa un’incognita. Ora che gli esperimenti in laboratorio stanno dando i primi risultati positivi, estenderemo gli studi su scala reale”, prosegue Strini.Se questo tipo di facciate fotocatalitiche è capace di distruggere i prodotti organici, se le nuove pareti intelligenti sono in grado di assorbire gli agenti inquinanti, è immaginabile per il lungo termine un effetto di disinquinamento dell’aria in genere? “Proprio per valutare questa possibilità”, afferma Strini, “stiamo analizzando anche la reazione dei materiali fotocatalitici con numerosi composti dell’atmosfera”. Si ricrea in laboratorio il grado di inquinamento dell’atmosfera tipico degli ambienti urbani e si studia l’attività di distruzione dei composti. I nuovi materiali dovrebbero contribuire a ridurre i livelli di ossido di azoto che provocano problemi di respirazione e stimolano la produzione di smog. “I risultati sono interessanti”, aggiunge il ricercatore, “anche se lo studio della qualità dell’aria e quindi dei possibili interventi, deve necessariamente prendere in analisi anche la circolazione atmosferica; se si ha a che fare con una piazza o con un vicolo stretto, i risultati sono completamente diversi”. L’attività catalitica dei cementi a biossido di titano deve essere posta dunque in relazione con numerose variabili. Picada resta però uno studio che potrebbe stravolgere le leggi dell’edilizia. Per il momento la ricerca si sta concentrando sullo sviluppo di materiali innovativi per uso esterno, ma le future ricerche dovrebbero interessarsi all’utilizzo di questo tipo di materiali disinquinanti anche negli ambienti chiusi.

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