Un angolo di Pittsburgh a Palermo. Detta così potrebbe suonare male, visto che si parla di una delle più brutte città degli Stati Uniti, ma per la ricerca biomedica italiana potrebbe essere una delle migliori notizie degli ultimi anni. Da qui al 2010, secondo quanto annunciato ufficialmente la settimana scorsa, sorgerà a Palermo un nuovo Istituto di Biotecnologie e Biomedicina, realizzato in collaborazione con lo University of Pittsburgh Medical Center e destinato, a regime, a ospitare oltre 600 ricercatori. A dare l’annuncio durante una conferenza stampa a Roma sono stati il ministro per lo Sviluppo e la coesione territoriale Gianfranco Micciché, il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, il presidente del Cnr Fabio Pistella e il presidente del Pittsburgh Medical Center Jeffrey Romoff. Per la creazione del nuovo istituto sono stati previsti nell’ultima finanziaria stanziamenti per 330 milioni di Euro, già assegnati a una Fondazione incaricata di gestirlo, formata da Governo, Regione Sicilia, Cnr, Upmc e Università di Pittsburgh. Il nuovo istituto nasce da una costola dell’Ismett, l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad alta specializzazione, nato a Palermo nel 1997 in stretta collaborazione con lo University of Pittsburgh Medical Center, che cercava un’occasione per mettere un piede in Europa. “Circa un anno fa si è iniziato a parlare della possibilità di affiancare a questo centro clinico un altro, gestito con le stesse modalità, dedicato solo alla ricerca” spiega Bruno Gridelli, direttore scientifico dell’Ismett. “E siamo riusciti a convincere governo e regione Sicilia che un centro di questo tipo potesse essere anche un’occasione imprenditoriale, un modo per creare occupazione”. I fondi stanziati, assicura Gridelli, sono sufficienti per completare la costruzione del centro e assicurarne il lavoro in autonomia per almeno tre anni, senza necessità di reperire altri finanziamenti. Il progetto del centro, che sorgerà su un’area di 130mila metri quadrati nella zona tra Carini e Cinisi, non lontano dall’aeroporto di Palermo, verrà curato da una società statunitense specializzata nella costruzione di istituti di ricerca, la GrpPlanning. Quello che già esiste, oltre alla Fondazione incaricata di gestirlo, è la definizione delle linee di ricerca su cui si concentrerà il lavoro. “Prima di tutto il molecular imaging, l’insieme di tecniche che permette di visualizzare l’espressione dei geni legati a particolari malattie” spiega Gridelli. “Poi la medicina rigenerativa, quindi quella legata all’utilizzo di cellule staminali adulte; la progettazione di dispositivi medici basati su biomateriali; il design di nuovi farmaci e vaccini a partire dalla genomica; la biologia computazionale, quindi l’utilizzo delle simulazioni informatiche per comprendere i processi biologici; e le neuroscienze, campo in cui il centro di Pittsburgh è tra i più avanzati al mondo, in particolare per la ricerca sull’Alzheimer”. Sulla carta un progetto di tutto rispetto, che darebbe vita al più grande istituto di ricerca del nostro paese. Certo, alla luce di alcune esperienze recenti qualche dubbio è d’obbligo. Non finirà come l’Istituto Italiano di Tecnologia, o Iiit? Anche in quel caso è stata annunciata, ormai più di due anni fa, la creazione di un nuovo centro di ricerca di ispirazione americana; anche in quel caso è stata creata una fondazione per gestirlo; ma le cose sembrano andare, ed è un eufemismo, molto a rilento. “Credo che ci siano alcune oggettive differenze che ci mettono al sicuro” spiega Gridelli. “In questo caso, a differenza di quanto è successo per l’Iit, è stata fatta una vera ricerca di mercato. Abbiamo cioè indicato da subito alcune linee di ricerca precise, su cui pensiamo realisticamente di poter essere competitivi rispetto al resto del mondo, tanto da mettere il nuovo istituto in condizioni di finanziarsi autonomamente nel giro di pochi anni. In più possiamo contare sulla rete di contatti e collaborazioni di altissimo livello dell’Università di Pittsburgh, oltre che sulle sue credenziali scientifiche”. Il reclutamento dei ricercatori non attenderà comunque l’effettiva realizzazione del centro. I fondi stanziati verranno usati fin da subito per assumere ricercatori, che per i prossimi cinque anni potranno essere ospitati a Pittsburgh o in altri istituti con cui il nuovo centro conta di stringere collaborazioni, a cominciare dallo European Molecolar Biology Laboratory di Monterotondo.