La pandemia potrebbe durare altri 5 anni

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(Foto: Claudio Schwarz on Unsplash)

La pandemia non è ancora finita. Quel che è successo in questi anni lo sappiamo bene, ma cosa accadrà nei prossimi? A rispondere oggi sono gli esperti dell’International science council (Isc), organizzazione che riunisce oltre 200 associazioni scientifiche internazionali, che in un nuovo report suggeriscono che la pandemia potrebbe durare altri 5 anni. Come si evolverà questa crisi globale in corso dipenderà, in definitiva, da noi. 

Ecco perché gli scienziati, un gruppo di 20 esperti di salute pubblica, virologia, economia, etica, scienze comportamentali e sociologia, hanno delineato nel loro nuovo lavoro 3 plausibili scenari pandemici che potrebbero verificarsi entro il 2027. L’obiettivo è proprio quello di fornire alcune azioni preventive che il mondo può intraprendere per ridurre al minimo l’impatto futuro della pandemia. Ecco, quindi, nel dettaglio i tre scenari appena pubblicati dall’International Science Council.


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Il primo scenario possibile è il più ottimistico. Se nei prossimi anni la percentuale di persone completamente vaccinate contro Covid-19 aumenterà a livello globale da circa il 60% a oltre l’80% non solo potrebbero essere salvate molte vite, ma anche il rischio di nuove varianti del coronavirus potrebbe essere ridotto. E, di conseguenza, potrebbero esserci notevoli benefici anche per altri aspetti, come la salute mentale, l’economia e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, come raccontano gli autori, il coronavirus non scomparirà del tutto, ma la sua diffusione diventerà molto più gestibile.

Nello scenario successivo, il secondo, gli scienziati pongono l’attenzione sul fatto che finora i governi hanno “prolungato” la pandemia, concentrandosi principalmente sulle strategie nazionali anziché sulla collaborazione internazionale. Per questo motivo, se questa tendenza continuerà, il risultato più probabile è che i tassi di vaccinazione rimarranno inferiori al 70%. Se non aumenteranno, quindi, il nuovo coronavirus potrebbe diventare endemico con picchi stagionali che travolgerebbero gli ospedali in diverse nazioni e richiederebbero vaccini aggiornati e l’uso di farmaci antivirali. Entro il 2027, in poche parole, si potrebbe assistere a un’esacerbazione delle disuguaglianze globali, con i Paesi a basso reddito che si ritroveranno a dover affrontare il collasso del sistema sanitario e della sicurezza alimentare. “Anche se la fase acuta della pandemia sta volgendo al termine in quei Paesi con alti tassi di vaccinazione, i rischi rimarranno elevati per quelli che non hanno accesso a un vaccino efficace”, si legge dal rapporto. “Potrebbero ancora emergere nuove varianti e la vigilanza, il vaccino e lo sviluppo terapeutico rimangono essenziali. I governi devono riconoscere che la miriade di problematiche legate alla pandemia non sarà risolta rapidamente e non devono fingere che la crisi sia finita solo perché la mortalità è ridotta”.

Nel terzo e ultimo scenario pandemico, il peggiore, gli autori esprimono la loro preoccupazione riguardo al sempre crescente nazionalismo e populismo. In questo caso, la fiducia tra i governi e i cittadini si potrebbe deteriorare ulteriormente, riducendo di conseguenza l’adozione delle vaccinazioni e ostacolando la collaborazione internazionale. In questo scenario, chiamato dagli stessi autori Missed recovery, meno del 60% della popolazione mondiale sarebbe completamente vaccinata contro Covid-19 e i Paesi a basso reddito avrebbero un accesso limitato alle dosi iniziali e ai farmaci antivirali. “Di conseguenza, il coronavirus rimarrebbe incontrollato, con gravi recidive in alcune parti del mondo”, si legge nel rapporto.

Cosa si può fare

Per evitarlo, gli esperti esortano i governi a collaborare e investire sui sistemi sanitari e a resistere alla tentazione di tagliare gli obiettivi climatici per un guadagno a breve termine. È possibile, infatti, che l’avanzare del cambiamento climatico non farà altro altro che rendere più probabili future pandemie. “La pandemia ha dimostrato il valore della cooperazione scientifica internazionale, anche di fronte ai rischi ambientali e alle tensioni geopolitiche”, afferma Mami Mizutori, segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi. “Dobbiamo rinnovare gli sforzi per costruire un sistema multilaterale che affronti le disuguaglianze mentre ci si prepara alla prossima crisi. Che si tratti di un’altra pandemia, cambiamento climatico o guerra, abbiamo la possibilità di imparare dagli ultimi due anni. In caso contrario, gli obiettivi di sviluppo sostenibile ci sfuggiranno di mano”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Claudio Schwarz on Unsplash