Salute

Pandemic fatigue, le buone abitudini per combattere la stanchezza in tempo di Covid-19

Il lungo lockdown di marzo scorso e il nuovo periodo attuale di limitazioni di questa seconda ondata ci lasciano sensazioni di stanchezzasfinimento e depressione. O, per meglio dire, quella che gli esperti chiamano pandemic fatigue (fatica pandemica), sentimento generato da uno stato di crisi prolungato della salute pubblica, e in particolar modo dagli strumenti che abbiamo a disposizione per riuscire a mitigare gli effetti della pandemia, come l’isolamento sociale che ormai da mesi sta limitando la nostra libertà personale.

La pandemic fatigue

A parlarne nei giorni scorsi è stata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui circa il 60% degli europei soffrirebbe della pandemic fatigue, sensazione del tutto naturale di fronte a una crisi che sembra non avere mai fine. Ma che, dall’altra parte, potrebbe portare le persone, ormai sfiduciate, ad abbassare la guardia e a non rispettare le misure per il contenimento del coronavirus. Ecco quindi alcuni consigli utili per affrontare al meglio la stanchezza di questi mesi e ritrovare la determinazione giusta per rispettare quelle misure utili a contenere la pandemia.

Per cominciare, l’Oms ha portato l’attenzione sulla pandemic fatigue, diffondendo alcune linee guida indirizzate ai governi per rinnovare l’interesse dei cittadini al rispetto delle strategie di sicurezza contro il coronavirus. Viene consigliato, per esempio, di comprendere maggiormente le persone, coinvolgerle e farle sentire parte della soluzione, evitando così di infondere sentimenti di rabbia e malcontento. Bisogna, inoltre, saper comunicare con chiarezza e adottare misure semplici, ma incisive, lasciando vivere alle persone la propria vita in sicurezza.

Modificare la routine

È estenuante, tuttavia, rimanere in uno stato di allerta mese dopo mese e cercare di aderire alle strategie anti-Covid per un periodo di tempo così prolungato di tempo. “Si può modificare la propria routine per alcuni giorni, ma un cambiamento del comportamento così prolungato è difficile”, commenta Carisa Parrish, esperta della Johns Hopkins University. “Soprattutto se nessuno vicino a noi è malato e non si ha voglia di indossare una mascherina o rinunciare a ciò che ci piace fare. Ma il dato importante è che le precauzioni funzionano”. 

Così l’esperta offre alcuni consigli per affrontare al meglio la pandemic fatigue, senza abbassare la guardia: è necessario, per prima cosa, prendere l’impegno di proteggere se stessi e gli altri, utilizzando la mascherina e mantenendo la distanza di sicurezza, anche se può risultare faticoso. “La chiave è ripetere quel nuovo comportamento finché non diventa un’abitudine”, spiega Parrish. L’importante, sottolinea l’esperta, è non mollare e adattarsi a convivere con il coronavirus, almeno finché non riusciremo a trovare un vaccino e un trattamento che siano efficaci. “Bisogna accettare questa nuova realtà e adottare le buone abitudini che possono prevenire la Covid-19”.

Accettare una nuova realtà

Dobbiamo, quindi, accettare che la normalità tornerà solamente quando sarà di nuovo “sicura”. A suggerirlo è anche l’Australian Psychological Society, che ha elencato alcune idee utili per combattere la pandemic fatigue. Per esempio, consiglia di non giudicarsi e accettare il fatto che ci si può sentire più stanchi, irritabili e meno motivati del solito. È importante, quindi, crearsi una nuova routine, con orari prestabiliti per i pasti, il lavoro, l’esercizio fisico e il riposo.

Bisogna anche sfruttare al massimo la tecnologia, per non perdere i contatti con familiari, amici e colleghi, e cogliere ogni opportunità di comunicazione, magari facendo una chiacchierata tra vicini di casa, da balcone a balcone. È necessario, inoltre, sapersi rilassare, coltivando i propri hobby, e non dimenticare di prendersi cura di se stessi, seguendo un’alimentazione corretta, svolgendo attività fisica regolare e dormendo a sufficienza.

Via: Wired.it

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Quali sono le misure restrittive più efficaci contro il coronavirus?

Credits immagine di copertina: Foundry/Pixabay

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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