Global Handwashing Day 2020: il coronavirus si combatte a mani pulite

lavare mani coronavirus pelle covid contagio superfici
Immagine di ivabalk via Pixabay

Lavarsi le mani: un semplice gesto che protegge da tante infezioni e malattie. Dal 2008 ce lo ricorda ogni 15 ottobre il Global Handwashing Day, la campagna internazionale che sensibilizza sull’importanza dell’igiene delle mani. E quest’anno, nella drammatica occasione della pandemia di Covid-19, l’appello è ancora più forte. Lavare le mani frequentemente, oggi lo sanno anche i bambini, insieme a mascherine e distanziamento fisico è una delle tre azioni individuali che possono fermare il coronavirus. Che, sappiamo, può essere presente anche nelle feci e, come rivela uno studio appena pubblicato su Clinical Infectious Diseases, può sopravvivere sulle mani fino a 9 ore, molto più a lungo rispetto a altri virus, ad esempio, quelli influenzali.

Lavare le mani, quanto protegge?

Ma quanto ci protegge questa norma igienica e quali sono le possibili fonti di contagio a cui le nostre mani sono esposte? Lavare le mani bene (con acqua e sapone), ricordano gli esperti in occasione della Giornata mondiale, riduce il rischio di malattie diarroiche dal 30 al 48% e di infezioni respiratorie acute del 20%. In particolare, secondo uno studio della University College London può ridurre in maniera rilevante la probabilità di contrarre l’infezione Covid-19. La ricerca, pubblicata su Wellcome Open Research, ha rintracciato un’associazione (non causale ma statistica) fra lavare le mani dalle 6 alle 10 volte al giorno e una riduzione del rischio di contrarre Covid-19 pari al 36%. E’ importante, dunque, un lavaggio ripetuto e regolare, senza ovviamente trascurare le altre misure di protezione (mascherine, distanziamento e altro).

Quando e come lavarsi le mani

A maggior ragione in questo periodo (ma vale sempre, dato che non esiste soltanto il coronavirus) dobbiamo quindi lavare le mani spesso e con accuratezza. Sicuramente bisogna farlo prima dei pasti, quando si rientra a casa da fuori, dopo aver utilizzato la toilette, aver toccato qualcosa di sporco e in altre occasioni. Assolutamente, non bisogna toccare le mucose (naso, occhi, bocca, genitali) con le mani sporche o comunque con le mani non lavate.


Perché il sapone è il killer perfetto per il nuovo coronavirus


Durante la pandemia lo abbiamo sentito ripetere alla nausea, ma repetita iuvant, e quindi, ecco la corretta procedura per il lavaggio delle mani: si devono insaponare con cura tutte le parti delle mani (singole dita, spazi tra loro e unghie) e poi sciacquare e asciugare bene. Tutta l’operazione non deve durare meno di 40 secondi dal momento in cui apriamo il rubinetto a quando le risciacquiamo, 20 secondi solo per l’insaponamento. Un’alternativa valida, soprattutto in assenza di acqua e sapone, sono le soluzioni idro-alcoliche, anche in forma di gel, con almeno il 60% di alcol. In questo caso basta strofinare per 20 secondi le mani.

Superfici pericolose

Ma come ci si contamina le mani? Fra le possibili vie di contaminazione c’è il contatto mano-mano quando ci presentiamo a una persona, che infatti secondo le raccomandazioni anti pandemiche deve essere evitato. Poi, anche se meno rilevante come via di contagio – c’è il contatto con superfici su cui può essere presente il virus Sars-Cov-2 – pulsantiere, maniglie, tastiere – arrivato lì con qualche droplet o per mezzo di mani a loro volta contaminate anche giorni prima.

Secondo più di uno studio, infatti, il coronavirus potrebbe resistere su alcuni materiali anche per qualche giorno. Secondo il Ministero della Salute, resisterebbe solo 30 minuti sulla carta da stampa e la carta velina, 1 giorno sui tessuti, 2 giorni sulle banconote e sul vetro, 4 giorni sulla plastica, sull‘acciaio e sullo strato interno delle mascherine, 7 giorni sullo strato esterno delle mascherine. Uno studio appena pubblicato sul Virology Journal indica che Sars-Cov-2 potrebbe rimanere vivo per 28 giorni su vetro, banconote e acciaio. Tuttavia la ricerca è stata svolta in condizioni molto particolari: in laboratorio, a una temperatura costante di 20 °C e al buio completo, mentre sappiamo che la luce e i raggi ultravioletti (UVC ma anche UVA e UVB) possono danneggiare il virus.

Quale che sia il tempo di sopravvivenza del virus – che comunque non è l’unico patogeno in circolazione – come forma di prevenzione è bene disinfettare ripetutamente le superfici potenzialmente esposte alla contaminazione, ricordando che basta un prodotto a base di alcol per uccidere il virus.