Parassita di luce

Contrariamente a quanto si crede, non tutte le stelle brillano di luce propria: alcune non hanno abbastanza energia e, se possono, la “prendono in prestito” da altri corpi celesti. La sorprendente scoperta è stata pubblicata su The Astrophysical Journal dal gruppo di Alberto Pellizzoni dell’Istituto nazionale di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica (Inaf) di Milano.

Gli astronomi hanno osservato per 65 ore – un tempo enorme rispetto a quello mediamente dedicato allo studio dei corpi celesti – un sistema di due pulsar situato a circa duemila anni luce da noi e denominato PSR J0737-3039A/B.

Le pulsar sono sono stelle di neutroni massive che ruotano velocemente emettendo onde nello spettro dei raggi X, non visibili quindi all’occhio umano. “Delle due pulsar gemelle, distanti tra loro circa un milione di chilometri, solo una è in grado di emettere luce”, ha spiegato Pellizzoni: “L’altra la emette grazie alla compagna, che la investe periodicamente con un flusso di particelle che viaggiano quasi alla velocità della luce e che, scontrandosi con i suoi strati superficiali, le forniscono l’energia per brillare nei raggi X”. Insomma, una delle due stelle cede luce ‘a rate’ alla compagna, facendo sì che anch’essa possa emettere radiazioni che, altrimenti, non sarebbe in grado di produrre.

La scoperta è stata fatta grazie alla tecnologia avanzata telescopio spaziale per Astronomia delle Alte energie XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e, sottolineano gli autori, “promette grandi risultati non solo nell’ambito dell’astrofisica, ma anche della fisica fondamentale, perché il sistema è un laboratorio naturale le cui condizioni estreme sono impossibili da replicare sulla Terra”. (i.n.)

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