L’incidenza del Parkinson è aumentata in 30 anni?

(Credits: Mayu Shimizu/Flickr CC)

Il morbo di Parkinson è la più nota di un insieme di sindromi, dette parkinsonismi, accomunate dalla presenza di almeno due tra i seguenti sintomi: rigidità, tremori, alterazioni del cammino e della postura, e bradicinesia, cioè difficoltà nei movimenti, che risultano rallentati. Un team di ricercatori ha analizzato un database di pazienti del Minnesota, negli Stati Uniti, osservando un aumento dell’incidenza di parkinsonismo tra il 1976 ed il 2005. I più colpiti sono gli uomini oltre i 70 anni e potrebbe esistere un effetto benefico del fumo di sigaretta per il Parkinson. Lo studio è stato pubblicato su Jama Neurology.

Per poter analizzare i trend del parkinsonismo, i ricercatori hanno utilizzato i dati messi a disposizione dal Rochester Epidemiology Project, un progetto che si propone di raccogliere e condividere informazioni mediche riguardanti gli stati del Minnesota e del Wisconsin. Concentrandosi sulla contea di Olmsted, in Minnessota, i ricercatori sono stati in grado di individuare 906 pazienti, 501 uomini e 405 donne con un’età media di 74 anni, affetti di parkinsonismo tra il 1976 ed il 2005. Tra questi, 464 pazienti, 275 uomini e 189 donne, presentavano i sintomi della malattia di Parkinson.

Dall’analisi trentennale sono subito emerse forti differenze tra sessi, con gli uomini che, oltre ad essere più colpiti, hanno visto aumentare l’incidenza della malattia nel corso dei decenni. Se, infatti, l’incidenza di parkinsonismo nelle donne non mostra un aumento significativo durante il periodo studiato, per gli uomini è vero il contrario, dato che si passa da 38,9 casi ogni 100.000 persone nel decennio 1976-1985 a 55,9 casi tra il 1996 ed il 2005. Stesso discorso vale per la malattia di Parkinson, dove negli uomini si passa dai 18,2 casi del primo decennio ai 30,4 dell’ultimo. Suddividendo i dati per classi di età, poi, emerge che l’incidenza è maggiore negli uomini oltre i 70 anni.

Potrà risultare sorprendente, ma studi precedenti avevano suggerito che nei fumatori il rischio di Parkinson sia minore e i ricercatori sembrano confermare questa ipotesi, affermando che l’incidenza di parkinsonismi sia cresciuta in concomitanza con la diminuzione dei fumatori.

Tuttavia, resta ancora da stabilire se la nicotina abbia realmente effetti benefici contro la malattia o se si tratti di una correlazione senza causalità. Per questo, affermano i ricercatori, i dati dello studio dovranno essere confermati con ulteriori lavori che comprendano anche popolazioni diverse, per stabilire se il trend non sia dovuto anche ad altri fattori, come un aumento della consapevolezza sui sintomi o un miglioramento delle diagnosi. Nonostante questi dubbi, la differenza tra uomini e donne fa propendere i ricercatori a ritenere il trend reale, dato che se fosse viziato da fattori esterni non dovrebbe mostrare differenze significative tra i due gruppi.

In ogni caso, se l’aumento dell’incidenza venisse confermato, anche su altre popolazioni, il lavoro si sposterebbe sul capire quali siano i fattori di rischio e come sono cambiati negli ultimi decenni. Un esempio possono essere i pesticidi, ai quali siamo più esposti negli ultimi anni.

Riferimenti: Jama Neurology Doi: 10.1001/jamaneurol.2016.0947

Andrea Corti

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