Parkinson, dieci pesticidi sotto accusa

Parkinson
(Foto: Yun Cho su Unsplash)

Sebbene i fattori ambientali, come l’esposizione ai pesticidi, siano da tempo associati alla malattia di Parkinson, fino ad oggi è stato difficile individuare quali di queste sostanze possono aumentare il rischio di svilupparla. A provare a rispondere a questa domanda è stato un team di ricerca coordinato dalla University of California di Los Angeles che ha identificato 10 pesticidi capaci di danneggiare in modo significativo i neuroni dopaminergici, la cui morte è una delle caratteristiche distintive della patologia. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.

Il metodo di ricerca

Sfruttando l’ampio database sull’uso di pesticidi della California, che comprende 14 mila prodotti oltre a mille principi attivi registrati per l’utilizzo, il team ha potuto confrontare i dati epidemiologici e condurre screening di tossicità. In particolare, ha esaminato la storia di decenni di esposizione a 288 pesticidi nei pazienti con la malattia di Parkinson che avevano partecipato a studi precedenti. Da qui, i ricercatori sono stati in grado di determinare l’esposizione a lungo termine per ogni paziente e, successivamente, hanno testato ogni singolo pesticida per l’associazione con il Parkinson. Da questa analisi, sono riusciti a identificare 53 pesticidi che sembravano essere implicati nella patologia.


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Le sostanze rilevate

Testando la tossicità di questi pesticidi nei neuroni dopaminergici derivati dai pazienti attraverso le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte, ossia un tipo di cellula “tabula rasa” che può essere riprogrammata in neuroni che assomigliano molto a quelli persi nella malattia, i ricercatori hanno scoperto 10 pesticidi direttamente tossici per questi neuroni. Nel dettaglio sono: quattro insetticidi (dicofol, endosulfan, naled, propargite), tre erbicidi (diquat, endothall, trifluralin) e tre fungicidi (solfato di rame, basico e pentaidrato, e folpet). A parte la loro tossicità nei neuroni dopaminergici, spiegano i ricercatori, c’è davvero poco in comune tra queste sostanze (la maggior parte ancora in uso negli Stati Uniti), che hanno una vasta gamma di utilizzi e sono strutturalmente differenti.

Oltre a voler scovare altri pesticidi implicati nel Parkinson e comprendere meglio la forza di queste associazioni, i ricercatori hanno ora in programma di studiare le caratteristiche epigenetiche e metabolomiche relative all’esposizione dei pesticidi per capire quali percorsi biologici vengono bloccati nei pazienti con Parkinson esposti a queste sostanze. “Siamo stati in grado di esaminare i singoli agenti più di qualsiasi altro studio prima, ed è stato fatto in modo completamente agnostico”, ha spiegato l’autrice Kimberly Paul. “Siamo riusciti a individuare i pesticidi che sembrano essere piuttosto importanti nella malattia”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Yun Cho su Unsplash