Per un bambino, avere una madre che lavora non è necessariamente uno svantaggio dal punto di vista dello sviluppo psicologico o affettivo. A patto però che le assenze materne siano compensate dalla qualità del rapporto madre-figlio. Sono questi i risultati di uno studio svolto da Elizabeth Harvey, psicologa e docente alla University of Massachusetts, su un campione di oltre 6.000 bambini. I risultati dello studio sono apparsi sul Journal of Developmental Psychology. La ricerca di Harvey, che ha riguardato un gruppo di bambini nati dopo il 1980, contraddice i risultati di alcune analisi precedenti condotte sullo stesso campione ma limitate ai primi anni di vita dei piccoli. Da queste analisi erano infatti emerse differenze significative tra i figli di madri lavoratrici e quelli di madri casalinghe. Il fatto che Harvey non abbia riscontrato queste differenze dipenderebbe, però, dalle diverse metodologie adottate. La studiosa ha infatti coinvolto, nella sua analisi, i bambini fino ai 12 anni. E gli eventuali ritardi nello sviluppo cognitivo e psicologico si annullerebbero, conclude Harvey, entro i dodici anni di età.(f.g.)
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