La minaccia amianto

Il panorama completo del rischio-amianto, il minerale accusato di provocare una rara forma di tumore al polmone, è stato tratteggiato nel corso della prima Conferenza nazionale sull’amianto, iniziata oggi all’Università romana di Tor Vergata. Finalmente, a sette anni dal varo della legge 257 del ‘92, che vietava la produzione, l’uso e la commercializzazione di questo materiale, si conoscono le cifre allarmanti del fenomeno. L’Enea e l’Istituto superiore di sanità hanno infatti reso noti i dati sulla mortalità per mesotelioma, il tumore la cui comparsa sembra legata ad una elevata esposizione all’amianto: negli ultimi dieci anni i casi si sono quasi raddoppiati. Il rischio, denunciano gli esperti, non riguarda solamente gli individui più esposti per ragioni professionali – operai di fabbriche di manufatti in cemento amianto, di cantieri navali e di officine per le riparazioni di carrozze ferroviarie – ma tutti gli italiani, perché le misure di sicurezza contro la dispersione di fibre di amianto nell’ambiente sono scarse. Il peggio, però, deve ancora venire: il mesotelioma ha tempi di incubazione molto lunghi e nei prossimi trent’anni le cifre potrebbero salire ulteriormente. Insufficienti anche i provvedimenti adottati dalle regioni. Solo alcune di queste, e in ritardo, hanno presentato il piano di censimento delle zone a rischio, mentre Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise e Puglia non hanno ancora preparato una mappa che individui gli edifici costruiti con materiali contenenti amianto. Infine sono risultati troppo pochi e di molto inferiori alle previsioni i cinque miliardi stanziati dallo Stato per i lavori di protezione ambientale. Come sottolinea Gianfranco Donelli, dirigente di ricerca dell’Istituto superiore di sanità e organizzatore scientifico della Conferenza, “si tratta di un’incredibile sproporzione rispetto alla realtà italiana, soprattutto se si considera che per bonificare Palazzo Berlaymont, sede dell’Unione europea a Bruxelles, è servito l’equivalente di 75 miliardi di lire”. (f.s.)