Perché ci viene sete prima di dormire?

(Credits: Max Crandall/Flickr CC)

Molti di noi sentono il bisogno di bere prima di andare a letto oppure tengono un po’ d’acqua sul comodino per dissetarsi durante la notte. Ebbene, non lo facciamo perché abbiamo sete, ma perché il nostro cervello è programmato per farci bere. Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca della McGill University (Canada) guidato da C. W. Bourque, in uno studio pubblicato su Nature.

I ritmi circadiani sono l’insieme dei comportamenti, come il sonno, che si sono evoluti per adattare gli animali al ciclo giorno-notte della Terra. Anche se i meccanismi genetici che stabiliscono l’orologio interno sono noti e, secondo gli scienziati, i ritmi circadiani sono controllati da una parte del cervello chiamata nucleo soprachiasmatico, non si conoscono bene i meccanismi che legano questo orologio interno ai ritmi comportamentali. Uno di questi è, per l’appunto, il bisogno di bere acqua prima di dormire, il quale aiuterebbe a mantenere l’equilibrio idrominerale durante il sonno.

Bourque e colleghi già sospettavano che la vasopressina, neurotrasmettitore prodotto dal nucleo soprachiasmatico, potesse avere una funzione cruciale in questo meccanismo.

Per verificare se la vasopressina stimolasse i neuroni che inducono la sete, gli scienziati hanno usato la optogenetica, una tecnica che si avvale di illuminazione laser per accendere o spegnere i neuroni. Usando topi geneticamente modificati nei quali i neuroni scn che rilasciano vasopressina possono essere attivati dalla luce laser, sono stati capaci di vedere che effettivamente la vasopressina può accendere i neuroni della sete. In particolare i ricercatori della McGill University hanno scoperto che la sete anticipatoria è dovuta all’attività dei neuroni scn della vasopressina che comunicano con una regione del cervello chiamata ovlt (organum vasculosum lamina terminalis), dove sono presenti i neuroni della sete.

“Anche se questo studio riguarda i roditori, promette di spiegare perché spesso anche noi abbiamo bisogno di bere acqua o altri liquidi come il latte prima di addormentarci”, ha spiegato Bourque. “In particolare, l’avere scoperto come il nostro orologio interno esegue uno dei comportamenti circadiani potrebbe avere in futuro applicazioni per la disritmia – sballamento del sonno quando si passa per esempio da un fuso orario a un altro – o i lavori su turni. Tutti i nostri organi seguono un ritmo circadiano che aiuta a ottimizzare le loro funzioni, ma il lavoro su turni obbliga le persone a uscire dai loro ritmi naturali e questo può avere ripercussioni sulla salute. Sapere come lavora l’orologio interno, assicura Bourque, potrebbe aiutare a risolvere clinicamente questi e altri problemi.

Via: Wired.it

Flavio Alunni

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