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Perché i manifestanti non vogliono la Tav in Val di Susa

Tutto è iniziato poco prima delle cinque del mattino del 27 giugno: 2000 agenti delle forze dell’ordine sono usciti dalle gallerie per forzare i blocchi eretti sulla strada dell’Avanà, il punto d’accesso al futuro cantiere della Tav occupato da migliaia di manifestanti contrari all’alta velocità. Se i lavori faraonici non verranno avviati entro il 30 giugno, l’Italia vedrà sfumare 670 milioni di finanziamenti europei stanziati per avviare la costruzione della nuova linea veloce che dal 2020 dovrebbe collegare Torino a Lione.

Il bilancio della giornata di scontri vede 27 feriti tra le forze dell’ordine, quattro tra i manifestanti e diversi intossicati dai gas lacrimogeni. Dopo l’attacco, i membri dei movimenti della Val di Susa si sono ritirati nel vicino comune di Chiomonte, dove il municipio è stato occupato dalle donne del paese. Da lì ripartiranno, nei prossimi giorni, nuovi blocchi e proteste mirati a far saltare il cantiere Tav e fermare il progetto appaltato alla società Lyon Turin Ferroviarie (Ltf).

Le ragioni dei no Tav

Le ragioni che muovono i manifestanti a opporsi da più di 20 anni alla costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa sono di almeno due nature diverse: una ambientale e l’altra economica.

Già nel 2004, 103 medici della Val di Susa pubblicarono un appello in cui esprimevano forti preoccupazioni per l’incolumità della popolazione locale. I versanti della montagna dove sarà scavato il tunnel di 50 km che collegherà Francia e Italia contengono infatti abbondanti tracce di amianto. La manipolazione e il trasporto dei materiali di scavo potrebbe causare il rilascio delle pericolose fibre che, unite alla diffusione di polveri sottili, contaminerebbero facilmente l’intera valle. Non a caso, nelle vicinanze del cantiere è situata la più grande cava di amianto d’Europa, quella di Balangero, dismessa nel 1826 e mai bonificata (vedi Galileo). Il timore è quello che l’incidenza dei tumori causati dalle fibre – già elevata tra gli abitanti della zona – possa subire un’ulteriore impennata.

Come se non bastasse, l’escavazione dei tunnel richiederebbe enormi quantità d’acqua, che verrebbero drenate dai bacini idrici della zona: un’area caratterizzata da coltivazioni montane tutelate dall’indicazione geografica protetta (Igp). Si calcola che i lavori in Val di Susa drenerebbero dai 65 a 125 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, l’equivalente di quanto consumato da una città con un milione di abitanti. Il rischio di veder prosciugare torrenti, fiumi e pozzi si scontra duramente con la promessa da parte dell’alta velocità di ridurre l’impatto ambientale del trasporto merci. A quanto pare, il risparmio di CO2 emessa dal traffico stradale che verrebbe dirottato sulla nuova linea ferroviaria verrebbe annullato dalle enormi spese energetiche richieste per la realizzazione del cantiere e dalla costosa alimentazione delle nuove motrici.

Valutare costi e benefici

Oltre alle problematiche ambientali, i cantieri Tav sollevano non pochi dubbi di carattere economico. Secondo un saggio pubblicato nel 2007 da Marco Ponti, ordinario di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano, il progetto della linea Lione-Torino, un affare da 17 miliardi di euro, sovrastimerebbe le aspettative di crescita previste per il traffico merci e passeggeri nell’area subalpina. La Val di Susa, inoltre, viene già attraversata dalla linea ferroviaria internazionale del Frejus, i cui ultimi lavori di ampliamento sono terminati nel 2010. Tuttavia, questa tratta alpina è stata sfruttata negli ultimi tre anni per meno del 25% della sua capacità totale.

La necessità di costruire nuovi e costosissimi tunnel di collegamento con la Francia sembrerebbe quindi una manovra azzardata: perché, piuttosto, non sfruttare al meglio le linee di collegamento già esistenti? Inoltre, secondo gli ultimi dati dell’osservatorio del Dipartimento Federale dei Trasporti svizzero sul traffico merci attraverso i valichi alpini, il volume di scambi attraverso il Frejus sarebbe in costante calo da almeno otto anni, con un picco negativo di 2,2 megatonnellate (Mt) nel 2009. Un dato concreto che getta seri dubbi sulle stime presentate da Ltf: per il 2009, infatti, prevedeva un volume di passaggio merci pari a ben 10 Mt, quasi cinque volte più del reale stato di congestionamento.

Quando passerà il treno?

Data la complessità del nuovo cantiere che dovrebbe essere avviato in Val di Susa, c’è anche il rischio che i lavori possano subire dei forti rallentamenti. Non sarebbe infatti una novità se la realizzazione della linea ad alta velocità richiedesse più tempo e denaro rispetto a quanto preventivato dai primi progetti. È già successo nel caso delle tratte Roma-Firenze, Firenze-Bologna e Milano-Torino, dove i costi finali hanno superato i preventivi iniziali dalle quattro alle sette volte. Anche nel caso, poi, in cui la tratta Lione-Torino venisse completata in tempi ragionevoli, occorrerebbero altri 26 miliardi di euro per estenderla fino al confine sloveno e completare il corridoio merci che taglierebbe il nord Italia da Est a Ovest. In conclusione, il rapporto costo-benefici non penderebbe affatto a favore della Tav, che al netto produrrebbe un disavanzo di 25 miliardi di euro. Un bel fardello per la stagnante economia italiana.

Leggi anche:

Val di Susa, quali sono i vantaggi della Tav
“Tensioni ad alta velocità in Val di Susa”

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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  • Grazie a tutti per le interessanti osservazioni. A breve seguirà un aggiornamento utile ad arricchire il dibattito.

    A presto,
    LM

  • Domanda: Ma sono tutti cretini?
    Quelli di Roma, sia di centrosinistra che di centrodestra. Quelli di Torino, sia di centrosinistra che di centrodestra. Quelli francesi, Quelli europei.
    Una sola puntatina nel merito: da noi In Valtellina, e precisamente in Valmalenco la miniera non é stata chiusa nel 1826 con i sentito dire del caso ma nel 1987, per esaurimento del giacimento, e non risulta sia morto nessuno.
    Gli altri punti meravigliano. Pensavo l'opposizione si fondasse su motivi ben più seri e invece siamo sempre allo sport nazionale più diffuso, quello del NO. Prosit. Alberto Frizziero Sondrio
    /Tessera Ordine Giornalisti L. 56998)

  • In parte concordo con il commento di Mauro Vitacca, sarebbe stato opportuna anche una sintesi delle risposte che il "fronte del si" oppone alle obiezioni NO TAV.
    Di fatto, però, concordiamo sul fatto che la possibilità che la spesa finale si collochi tra i 7 ed i 28 miliardi di euro. Al di là del fatto che in questo momento preferirei che quei soldi venissero spesi per la sanità e la scuola, insomma per cose più essenziali del soddisfare il bisogno di andare velocemente a Lione, mi sembra un po' poco addurre come motivazione "la voglia di fare il pendolare lavorando a Lione e vivendo a Torino": viva le libertà individuali, ma se uno ha un "giramento" bizzarro di quel tipo se lo levi o se lo paghi da sè, non può pretendere che sia soddisfatto dalla collettività.
    Le tratte TAV in funzione, e penso alla Torino-Milano, hanno tariffe altissime per i pendolari, in relazione al tempo risparmiato, e come contropartita hanno dato il peggioramento delle condizioni delle tratte tradizionali: visto che non siamo tutti professionisti e manager, sarebbe ora di iniziare a pensare che forse non è più tanto accettabile, in questa situazione, che i tagli (scuola, sanità, cultura) colpiscano sempre i ceti deboli e gli investimenti continuino ad esser fatti a quasi esclusivo vantaggio dei ceti forti.

  • appoggio in pieno il commento di Giorgio, l'unico intelligente (assieme a quello di Marco)che evidenzia quali siano le vere esigenze di questo paese che invece investe in progetti faraonici solo per ingrassare le mafie, i partiti politici ed i grossi impresari, indebitando invece sempre più il paese. Gli assertori del si che si studino prima i dati economici di tali opere prima di commentare (senza parlare poi degli aspetti ambientali, ancora più importanti!!!). Motivazioni capitalistiche che arricchiscono pochi e indebitano tutti gli altri! Guardate quanti soldi ha previsto il governo per opere contro il dissesto idrogeologico italiano, prima di parlare! ZERO euro!!! E poi ci lamenteremo quando con le prime piogge, ci saranno le frane!!! L'Italia ha bisogno di veri politici, non di mafiosi che pensano solo a se stessi!

  • Per Mauro: d'accordo per la precisazione, ma che dimensioni potrebbe raggiungere un pendolarismo Lione-Torino, in futuro?
    Sono d'accordo che può essere la disponibilità di tecnologie ed infrastrutture a stimolare specifici modelli di crescita o di modifica dei comportamenti ("visto che adesso posso andare a Lione velocemente, vivo a Torino e lavoro lì"), ma in questo momento nutro forti dubbi che sia saggio investire una cifra così consistente in questa "scommessa", quando stanno per venir meno i servizi essenziali.
    La tratta AV Milano-Roma è stata sicuramente un importante fattore concorrenziale rispetto al trasporto aereo, ed è un elemento positivo, ma lo spostamento di passeggeri e merci all'interno di un singolo paese, tra due "capitali" economiche e politiche, ha le stesse dinamiche di crescita dello spostamento tra due città di stati confinanti?

  • Una precisazione per Marco. Scusa ma non ho fatto l'esempio del viaggio Torino Lione per motivi di svago, vacanza o altro. Ho fatto l'esempio di pendolarismo, quindi lavoro, quindi crescita del PIL, quindi più soldi anche per scuola, sanità e cultura.
    Ribadisco la mia domanda: la tartta AV Milano-Roma ha o non ha migliorato la possibilità di viaggiare sia per turismo (anche il turismo comunque produce PIL e soprattutto nel nostro paese) sia per lavoro. Ha o non ha creato una maggiore concorrenza rispetto alla tratta aerea che diversamente sarebbe rimasta di fatto in esclusiva all'Alitalia?

  • come ho purtroppo potuto constatare in altri casi, vengono riportate affermazioni senza effettivo riscontro di quello che si dice, riducendo le argomentazioni riportate a puro slogan.
    In secondo luogo non prende in considerazione, invece, anche le ragioni del SI.
    Una rivista che ha la pretesa di considerarsi "giornale di scienza" dovrebbe avere come metodo quello di prendere inconsiderazione tutti i fattori della realtà oggetto di analisi.
    Io non posso dire di essere a priori a favore nè di conoscere a fondo le ragioni per cui varrebbe la pena fare questa linea, ma di fronte a tale evidente faziosità di metodo mi viene istintivo esprimermi a favore. Nè si può partire dal presupposto che i costi lieviterebbero, perchè altrimenti non si dovrebbe mai fare nulla in questo paese.
    Le tratte già in funzine hanno o non hanno mdoficiato positivamente la modalità di viaggiare da Milano a Roma o da Milano a Torino? Si dice di sfruttare meglio le tratte tradizionali, ma si dà per scontato che ci si debba accontentare dei tempi di percorrenza attuali che potrebbero solo aumentare incrementando i treni sulle tratte in essere. Perchè come cittadino non dovrei avere la possibilità di vivere a Torino e fare il pendolare andadno a lavorare a Lione o viceversa?

  • Scusate ma quali sarebbero le ragioni del sì? Gli oltre 13 milioni di m³ di roccia (ricca di amianto) da scavare in 20 anni per fare 57 km di galleria? Beh, per chi ha la passione dei grandi numeri potrebbe essere un buon motivo, ma secondo me è una sciocchezza senza pari. In questo paese ci si preoccupa di costruire sempre nuove opere da megalomani (Tav e ponte sullo stretto), lasciando andare in malora le importanti infrastrutture già presenti (ad esempio l'autostrada Salerno-Reggio Calabria) o non completandole (Livorno-Civitavecchia). Mi domando se sia il caso di spendere 17 miliardi di euro in questo modo quando si potrebbero potenziare e migliorare le attuali infrastrutture, quando abbiamo un territorio nazionale a forte sismicità e non più del 27% degli edifici è progettato per resitere a terremoti, quando abbiamo un territorio nazionale a forte dissesto idrogeologico e non si spende un soldo per mettere in sicurezza i centri abitati. Forse non è proprio il caso, ma la manutenzione delle infrastrutture e la prevenzione dei rischi non sono buoni spot elettorali, o almeno non quanto i progetti di grandi opere e la gestione delle emergenze. La faziosità sta nel tacere tutto ciò, non nel cercare di mettere in luce i punti deboli di questi progetti. Lo spirito scientifico è cercare di dimostrare la falsità di una teoria, non è di certo cercare di difenderla a tutti costi... aristotelici di 'sta minchia!

  • Le analisi dei costi non possono oggettive. Anche giocando in modo pulito e senza voler effettuare alcuna dietrologia, i costi possono variare di parecchio in funzione della scelta - necessariamente arbitraria - di innumerevoli assunzioni che si è obbligati a fare. In secondo luogo, non ho ancora trovato un sito dove poter leggere - in modo argomentato, e non a slogan - i motivi del SI e i motivi del NO, seguiti da una prima replica dei sostenitori del NO agli argomenti a sostegno del SI insieme a una prima replica dei sostenitori del SI agli argomenti a sostegno del NO. Questo per farsi una idea. Invece è una tristezza vedere un sito scientifico fare della faziosità e della scelta "giusta" preconfezionata la sua stella polare.

  • siamo alle solite tutti teppisti le stesse persone che manifestano al g8 non hanno niente enon vogliono niente
    PUGNO DURO CONTRO I MANIFESTANTI

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