Perché le zebre hanno le strisce?

Sean B. Carroll
Endless Forms Most Beautiful: The New Science of Evo-Devo
W.W. Norton & Company, 2005
pp. 288, euro 25,90

Ai tempi di Darwin, quello dell’origine delle specie era considerato “il mistero dei misteri”. Darwin stesso non l’ha del tutto risolto, ma l’ha privato del suo alone di mistero. La diversità del vivente poteva essere spiegata con l’azione della selezione naturale su popolazioni di individui che non sono mai completamente identici tra loro, e in cui minime variazioni (se vantaggiose) hanno buone probabilità di essere trasmesse alle generazioni successive. Successivamente, con l’arrivo della genetica sono stati risolti i due più importanti problemi lasciati aperti da Darwin, l’origine delle variazioni e dell’ereditarietà. I successi di questa fusione di Darwin e Mendel, conosciuta come “sintesi moderna”, sono stati raccontati e continuano a essere raccontati in libri, soprattutto destinati a lettori non specialisti, dove qualsiasi aspetto dell’evoluzione viene spiegato con gli effetti combinati di mutazione genetica e selezione naturale. Sono racconti che spiegano molte cose, ma che non riescono a tacitare alcuni importanti interrogativi. Come mai, per esempio, nonostante la profusione di forme che si trova in natura, alcune di queste forme sono talmente stabili da essere rimaste le stesse nel corso di decine e centinaia di milioni di anni? Il modello “a quattro zampe” con cui i vertebrati hanno colonizzato le terre emerse è il risultato di una lenta, graduale trasformazione guidata dalla selezione naturale, ma è stato anche l’unico modello “sperimentato” nel corso dell’evoluzione. C’è un perché?La chiave della comprensione di queste costanti sono i meccanismi dello sviluppo dell’organismo, spesso trascurati dalla sintesi moderna in quanto “semplici” questioni di espressione dell’informazione genetica. Ed è questo il tipo di problemi con cui ha a che fare l’evo-devo (dall’inglese EVOlution-DEVelopment, evoluzione-sviluppo). L’aspetto promettente di questa disciplina è la sua capacità di integrare lo studio dei processi di differenziazione, migrazione e morte cellulare, che regolano lo sviluppo embrionale, con importanti scoperte nel campo della genetica, a partire da quei “geni controllori” (master control genes) che negli ultimi anni hanno rivoluzionato le teorie sull’evoluzione delle forme anatomiche e degli organi complessi.Sean B. Carroll offre al lettore non specialista, ma forse divenuto un po’ sospettoso nei confronti delle solite storie, un’ampia selezione dei temi dell’evo-devo, sempre giocando sull’interazione tra fattori genetici, vincoli imposti dalla storia evolutiva, e leggi che regolano lo sviluppo embrionale. A partire da una spiegazione di come si formino pattern particolarmente caratteristici e vistosi, come le strisce delle zebre o la colorazione delle ali delle farfalle, il libro introduce a una nuova prospettiva sulle maggiori transizioni nella storia della vita.Per il lettore italiano l’offerta editoriale relativa all’evo-devo è ancora praticamente nulla, e c’è quindi da augurarsi che la prossima apparizione della traduzione italiana per Codice editore incontri il successo che il libro merita, e che non resti un “esperimento” isolato.

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