Perché l’Italia ha bisogno di Ogm

Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) sono un tema sempre caldo, specie ora che ci si avvicina all’Expo: la comunità scientifica li considera sicuri, mentre l’opinione pubblica e la politica sono in buona parte contrari. Cercando di capire come si colloca l’Italia nello scenario globale e se il nostro paese abbia o meno bisogno di colture Ogm, Galileo ha approfondito l’argomento con Roberto Defez, primo ricercatore all’Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr di Napoli e autore del recente libro “Il caso Ogm: il dibattito sugli organismi geneticamente modificati” . Perché, a dispetto dei molti libri pubblicati sul tema, mancava però un riassunto complessivo del dibattito italiano, con particolare riferimento alle normative degli ultimi 15 anni, ci spiega Defez.

Professor Defez, a che punto siamo in Italia per quel che riguarda la ricerca scientifica e le coltivazioni?

“Per la ricerca scientifica pubblica è una tragedia, perché la sperimentazione in campo è di esclusiva pertinenza degli stati nazionali. Paradossalmente siamo più avanti per le coltivazioni commerciali, perché chi decide non è lo stato, ma l’Europa. Anche se gli agricoltori che volevano coltivare Ogm si son dovuti scontrare in tribunali penali con chi era contrario. Dal 7 febbraio, poi, l’Italia è in procedura di infrazione per questi divieti e dovrà pagare sanzioni salate”.

Gli italiani possono fare a meno degli Ogm?

“In Nord Europa gli agricoltori non sono così interessati a un mais Ogm resistente ai parassiti, sia perché le infestazioni sono piuttosto basse, sia per il clima diverso. L’urgenza è soprattutto in Italia, Spagna e il sud della Francia. La Spagna, grazie agli Ogm, ha saputo far fronte alle infestazioni e nel 2013 il suo mais rendeva 110 quintali per ettaro contro i nostri 78.1. Noi siamo costretti a importare il 35% di mais (circa 4 milioni di tonnellate l’anno) per alimentare il nostro parco zootecnico. Quasi un miliardo di euro che buttiamo per comprare mais (in buona parte Ogm) dall’estero e arricchire le filiere produttive degli altri Stati a danno della nostra”.

A quanto ammontano le importazioni di prodotti Ogm in Italia?

“Ogni anno, da 18 anni, 8 milioni di tonnellate tra mais e soia (per la gran parte Ogm) vengono importate per la mangimistica italiana. E che questi mangimi servono anche per fare prodotti tipici a denominazione di origine protetta e controllata. Quindi il meglio del made in Italy che esportiamo nel mondo deriva da animali nutriti con Ogm. Aggredire gli Ogm è aggredire i nostri punti di forza”.

Ma, almeno, il nostro mais è migliore?

“Purtroppo no perché, a causa delle infestazioni, è inquinato da composti (fumonisine) dannosi per la salute. Pensate che nel 2013 il 62% di tutto il mais prodotto in Italia non era commerciabile per uso umano. Dunque un danno economico, sanitario e pure ambientale, perché per prevenire le pesanti contaminazioni è necessario usare grandi quantità di pesticidi. All’Italia servono eccome queste colture”.

Ci sono comunque agricoltori che non li vogliono coltivare. La coesistenza è possibile?

“Nell’unico campo di mais Ogm italiano (circa 6000 metri quadri), si sta facendo sperimentazione proprio sulla coesistenza. Ma ricerche sono state fatte nella stessa zona nel 2010 e nel 2013. L’anno scorso, ad esempio, la guardia forestale aveva trovato che il polline arrivava a circa 4,5 metri, ma era un campo confinante di proprietà dello stesso agricoltore. Dunque la coesistenza non solo è possibile, ma è acnhe facile”.

Credits immagine: Judy **/Flickr

6 Commenti

  1. Una domanda sugli OGM. Premesso che sembra “accertato” il fenomeno che i prodotti OGM siano sterili e che ne consegua che non si possono produrre sementi fertili, la mia domanda è questa:
    I prodotti OGM sono sterili per “scelta” interessata dei produttori oppure NON è scientificamente possibile produrre OGM fertili ? Nel secondo caso i prodotti OGM “si differenziano” non poco dai prodotti naturali. E il fatto potrebbe essere significativo.
    Dr. Carlo Baldi
    Ispettore Provinciale del Codacons di Bologna

  2. Volevo solo ricordare a tutti che, ad oggi, non esistono OGM sterili*, non sono mai esistiti e non sono neppure in fase di sviluppo. Purtroppo quella della sterilità dei semi (semi che gli agricoltori riacquistano ogni anno in ogni caso, perché non è più conviene farsi il seme da soli, da ben prima dell’arrivo degli OGM) è solo una delle tante frottole messe in giro ad arte da chi lucra sulla disinformazione. In questo articolo di Wired ne trovate descritte altre.
    http://www.wired.it/scienza/biotech/2014/04/04/errori-ogm-bufale/

    Mi piacerebbe, per una volta, evitare di leggere le solite corbellerie sventolate fino alla nausea dai professionisti della disinformazione. Avete mai sentito parlare della fallacia logica chiamata “Argumentum ad Hitlerum”? Qualcuno comincia già a chiamarla “Argumentum ad Monsantium” http://www.skepticblog.org/2012/11/08/argumentum-ad-monsantium/

    Mi piacerebbe, per una volta, riuscire a leggere una discussione su questo importante tema che parta da basi razionali e da fatti concreti, anziché dalle brutte favole dei soliti noti, che francamente mi sono stancato di leggere e rileggere ogni volta che qualcuno scrive “ogm” da qualche parte.
    Chiedo troppo?

    *ci sarebbe un’eccezione, che però non riguarda l’agricoltura. Si tratta di un progetto sperimentale brasiliano per il controllo di una zanzara, A. aegypti, che trasmette la dengue, una grave malattia tropicale. Il progetto prevede la liberazione di maschi resi sterili con una procedura di ingegneria genetica.

  3. Con tutta la stima ed il rispetto per “Roberto Defez, primo ricercatore all’Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr di Napoli” la prossima volta potremmo andare a chiedere all’oste “se il vino è buono”.
    Ma una domanda credo che valga comunque la pena di farla: se la tecnica sulla modificazione genetica delle piante permette tali aumenti di produttività, allora perchè non cominciare dalle piante tessili oppure quelle destinate alla produzione di bio-carburanti, rimandando a tempi migliori gli OGM applicati a coltivazioni che devono finire nella nostra pancia?
    E’ ovvio che le resistenze sarebbero minori e questo darebbe tempo ad un più sereno dibattito sugli OGM alimentari.
    Ma dato che sia gli attuali prodotti tessili sono pezzecaglia sintetica derivata dal petrolio, ed i carburanti invece pure, nessun “luminare” ha voglia di dare fastidio all’industria petrolifera, meglio fare esperimenti con le pance della gente.

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