Perché non ci ho pensato prima?

Martin Gardner
aha! Gotcha
aha! Insight

Cambridge University Press 2006
2vv., pp. 164+181, euro 43,50

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A più di vent’anni dall’uscita dei testi originali – uno dei quali era stato tradotto in italiano da Zanichelli, ma anch’esso è ormai introvabile – i due volumi “aha! Gotcha” e “aha! Insight” tornano ad essere disponibili, ripubblicati in un singolo volume. La parola “aha!” indica il momento in cui un problema, che a prima vista sembrava difficile, diventa improvvisamente semplice perché lo si riesce a vedere nel modo giusto: è il momento dell’intuizione, o se si preferisce dell’illuminazione zen, o anche della mano battuta sulla nostra fronte mentre diciamo “ma com’è che non me ne sono accorto prima?”

Complessivamente ci sono 144 problemi, ciascuno dei quali è illustrato dall’artista canadese Jim Glen. Il primo volume si concentra sui paradossi: quelli logici innanzitutto, ma troviamo anche quelli più propriamente matematici, nelle varie incarnazioni di aritmetica, geometria, probabilità e statistica, per non parlare dei classici paradossi sul tempo tanto cari agli scrittori di fantascienza. Nel secondo volume, che in realtà è stato il primo a venire pubblicato, l’accento è posto sugli “aha!” veri e propri, i problemini perfetti da raccontare in un gruppetto di amici per stupirli quando finalmente svelerete loro la risposta. Per esempio, se dobbiamo organizzare un torneo di ping pong a eliminazione diretta tra 37 iscritti, e vogliamo fare in modo che ci sia il minor numero possibile di persone che passano automaticamente al turno successivo perché non è stato possibile accoppiarle tutte, quante partite saranno necessarie per incoronare il vincitore? In questo caso non occorre disegnare l’albero delle partite da disputare: basta tenere conto che a ogni gara un partecipante verrà eliminato per accorgersi che in ogni caso le partite da disputare saranno 36.

Originariamente i libri sono nati come sussidi didattici per le scuole superiori, sotto forma di video e di una Teacher’s Guide; se da un lato questo porta a una certa disomogeneità del testo, dall’altro aumenta la sua forza, dato che i concetti espressi in maniera giocosa nelle didascalie dei disegni vengono poi approfonditi in maniera efficace nelle note a lato. Inoltre Martin Gardner non si limita a dare una spiegazione dei temi esposti nei vari problemi, ma permette al lettore interessato di approfondirli, sia usando esempi simili che fornendo alcuni riferimenti ad altri libri dove i problemi sono trattati in maniera più esauriente. Alla fine dei due libri viene anche fornita una bibliografia essenziale, che aggiunge ai titoli esposti nel testo una serie di letture consigliate per chi ritiene questo tipo di giochi qualcosa di più serio che una semplice ricreazione.

La prosa è sempre scorrevole, e non dovrebbe presentare troppi problemi tranne che nell’ultimo capitolo della seconda parte, che è dedicata ai giochi di parole e per cui è naturalmente necessaria un’ottima conoscenza della lingua inglese se ci si vuole cimentare sulla maggior parte dei problemi ivi presentati. In generale, il libro è un’ottima scelta per chi vuole mettere alla prova le proprie capacità di pensiero laterale, oppure vuole affinarle; la sua natura didattica fa poi sì che gli insegnanti di matematica si trovino già pronta una serie di esercizi per controbattere la tendenza alla ripetitività che purtroppo è uno delle ragioni principali della difficoltà degli studenti non dico all’amare la materia ma almeno all’accettarla.

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