Perché piangiamo al cinema

Quanto è semplice, per gli ideatori di show televisivi e gli scrittori di sceneggiature, “costruire” ad hoc i personaggi per coinvolgere il più possibile i telespettatori? “Davvero facile” è la risposta di Dean Mobbs del Medical Research Council di Cambridge. Che, in uno studio pubblicato sulla rivista Science e condotto anche con i ricercatori della Aarhus University danese e del Cnr di Cosenza, mostra le aree della corteccia che si attivano quando ci immedesimiamo in un personaggio di un film, di un reality o di un libro.

Per l’esperimento, i ricercatori hanno sottoposto alcuni volontari a risonanza magnetica funzionale mentre assistevano a un finto quiz televisivo. Prima dello spettacolo i due concorrenti – in competizione per un premio in denaro – sono stati interrogati su problematiche personali, sociali ed etiche. Le risposte erano studiate in modo che uno dei due sfidanti apparisse come un personaggio “negativo” (con caratteristiche ritenute socialmente deplorevoli), in contrapposizione all’altro.

Attraverso la risonanza magnetica, Mobbs e colleghi hanno osservato che lo striato ventrale, l’area del cervello coinvolta in situazioni di euforia ed eccitazione, aumentava la sua attività quando a vincere era il concorrente più apprezzato. La stessa area si attivava anche quando a giocare e a vincere erano i volontari in prima persona. Anche il cingolo ventrale anteriore (vACC), la zona implicata nei sentimenti positivi che le persone provano verso se stesse, veniva coinvolto, attivandosi in relazione allo striato ventrale.

Secondo i ricercatori, il collegamento tra le due zone delle corteccia suggerisce che il vACC possa influenzare l’attivazione dello striato ventrale. In questo modo le emozioni che si provano verso se stessi verrebbero in qualche modo attribuite anche a estranei. (f.v.)

Riferimento: DOI: 10.1126/science.1165604

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