Pericolo epatite C

Coca in ascesa, eroina stabile nei Paesi Ue ma in forte espansione a Est. E poi una nuova emergenza: l’epidemia di epatite C tra i consumatori di eroina. Così recita il rapporto 2002 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), presentato a Bruxelles lo scorso 3 ottobre. Quest’anno, in realtà, i rapporti sono due. Uno dedicato ai Paesi Ue più la Norvegia, e uno che analizza la situazione nei Paesi dell’Europa centrale e orientale candidati a entrare prossimamente nella Ue. “In quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea”, spiega Carla Rossi, membro del consiglio di amministrazione dell’Osservatorio e docente di statistica matematica all’università romana di Tor Vergata, “l’uso di eroina è sostanzialmente stabile, mentre sono in forte crescita le droghe sintetiche e la cocaina. Al contrario nei Paesi candidati è in fortissima espansione l’eroina”. In qualche modo, quindi, in quei luoghi accade ora quello che da noi succedeva circa quindici anni fa. L’epidemia di eroina, come la chiamano gli studiosi, è esplosa negli Stati Uniti, negli anni Settanta, è arrivata in Europa nei due decenni successivi e dalla seconda metà degli anni Novanta ha raggiunto i Paesi dell’Est, ex Unione Sovietica, ma anche Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria. “Dopo l’eroina”, continua Rossi, “negli Usa sono esplosi cocaina e crack. Ora la prima è in espansione nell’Europa occidentale mentre per fortuna il crack non sembra avere attecchito molto. Negli Stati Uniti, invece, si osserva una nuova contrazione della cocaina e una ripresa dell’eroina”.”Ormai è abbastanza consolidata l’idea che i fenomeni legati al consumo di droga si sviluppano come delle epidemie”, prosegue la studiosa. Per lo più è una questione di mercato: “Una volta che in un Paese è stata raggiunta la popolazione a rischio, perché non tutti sono propensi a consumare eroina, le organizzazioni criminali cercano nuovi mercati. Quindi si osserva una stagnazione in un luogo e una crescita in un altro”. Insomma, è un po’ come il morbillo: una volta che tutti i bambini della scuola lo hanno preso, ci vuole un certo periodo prima che si ricostituisca il serbatoio di persone a rischio e riparta l’epidemia.La relativa stabilità del consumo di eroina nell’Ue non significa però che non ci siano delle emergenze: la più preoccupante, segnala il rapporto, è quella della diffusione di malattie infettive tra i tossicodipendenti. “La vera emergenza è quella delle epatiti”, dice ancora Carla Rossi, “probabilmente perché dell’Hiv si è parlato così tanto che ormai il messaggio è passato, mentre ci sono percentuali altissime di infezioni da Hcv, apparentemente meno grave ma causa nel 90 per cento dei casi dello sviluppo di cirrosi e tumori”. Tra l’altro, il virus dell’epatite C si trasmette più facilmente di quello dell’Aids: il contagio può essere veicolato oltre che dalle siringhe anche da altro materiale utilizzato per l’iniezione, come cotone, cucchiai, acqua. La prevalenza di questo virus tra i tossicodipendenti è ovunque elevatissima, e va dal 40 fino al 90 per cento in Svezia, in Germania e in alcune regioni italiane.Oltre che a raccogliere dati sul consumo e sul narcotraffico, l’Osservatorio Europeo documenta e confronta i mutamenti della legislazione e dell’offerta di servizi terapeutici. Su questo terreno non c’è traccia, per ora, di una linea comune europea. Le legislazioni nazionali differiscono ancora molto: a un estremo c’è quella svedese, che punisce il semplice possesso o consumo di qualunque sostanza illecita; all’altro c’è quella olandese, che di fatto tollera il commercio della cannabis e non punisce l’uso personale di alcuna droga. “Quando si vanno a confrontare i dati”, dice Rossi, “le politiche più proibizioniste e restrittive ne escono sistematicamente peggio rispetto a tutti gli indicatori pesanti, come overdose, decessi per overdose, diffusione di malattie infettive virali”. Ma questa evidenza non sembra intaccare minimamente il credo proibizionista più intransigente, ostile a qualsiasi politica di riduzione del danno, che vige nella maggior parte dei Paesi. “Le esperienze come le “injecting rooms”, locali in cui i tossicodipendenti possono iniettarsi eroina in condizioni protette e igienicamente garantite”, riprende Rossi, “sono attuate solo in alcune città, e sempre con molte resistenze da parte dei governi centrali. Anche se i dati danno certamente ragione a chi ha scelto questa politica”. Nel settembre del 2001, c’erano 19 di queste sale in Germania. Oltre 20 sale ufficiali erano operanti nelle città olandesi. La Spagna ne ha aperta una nel maggio del 2000 a Las Barranquillas, e un’unità mobile è operativa a Barcellona dal 2001. E nel nostro Paese? Recentemente il premier Silvio Berlusconi, in visita alla Comunità di recupero di San Patrignano, ha parlato di “tolleranza zero” verso le droghe e della necessità di abbandonare iniziative ispirate a un “malinteso concetto di riduzione del danno”. “È una posizione assolutamente antiscientifica”, è il commento della studiosa italiana, “e francamente ho l’impressione che siano solo chiacchiere. E’ vero che a San Patrignano si va per dire quello, ma è comunque grave”. In Italia, ricorda la ricercatrice, sul fronte della riduzione del danno l’unica esperienza, quella fatta in alcune città con i camper informativi, è positiva: il numero di overdose si è ridotto. “Sarebbe bene che un presidente del consiglio si informasse prima di fare considerazioni di questo tipo, e se non può farlo lui sarebbe bene che avesse uno staff”.

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