Il cosiddetto sistema dei “catch shares”, cioè l’assegnazione ai pescatori di quote di partecipazione alla proprietà degli stock ittici disponibili, ha un effetto estremamente positivo sulla conservazione delle risorse del mare. Lo sostengono i ricercatori dell’Università della California di Santa Barbara, in un articolo pubblicato oggi su Science.
Si tratta di un sistema per assegnare ai pescatori porzioni fisse delle catture totali di un determinato stock ittico: queste quote possono essere vendute o comprate a piacimento, proprio come i titoli azionari. Ogni quota acquista valore quando le popolazioni ittiche crescono. Secondo gli autori della ricerca, in questo modo ogni partecipante ha tutto l’interesse a difendere e conservare le risorse, sentendole come una sua proprietà. I risultati dello studio sono sorprendenti: mentre le risorse ittiche globali si sono ridotte a circa un terzo, nelle marinerie in cui viene praticato questo metodo (esiste già da anni in molti paesi come Nuova Zelanda, Australia, Islanda, Canada e Stati Uniti, ma non in Europa) gli stock sono diminuiti della metà rispetto ai luoghi in cui i pratica una gestione tradizionale.
Il sistema funziona, sostengono gli esperti, proprio perché i pescatori hanno più cura delle risorse se ne sono proprietari. “È la stessa differenza che c’è fra un appartamento in affitto e uno di proprietà: se una cosa la possiedi la curi di più”, afferma Christopher Costello, coordinatore dello studio. Gli autori sottolineano che questo metodo non è una panacea e va associato ad altre strategie complementari, ma allo stesso tempo lo considerano un possibile valido aiuto nel combattere e arginare il progressivo declino della pesca, in atto ormai da molti anni e destinato altrimenti ad aggravarsi inesorabilmente. (s.s.)
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