Vita

Pesce pagliaccio: ecco perché Nemo vive fino a vent’anni

Non solo leggendario protagonista di Nemo per la Disney, il pesce pagliaccio appassiona anche gli scienziati. Dopo aver svelato perché i questi animali hanno le strisce (questione di relazioni sociali) oggi un nuovo studio risponde a un’altra delle domande che da tempo stuzzicava i ricercatori: perché questi pesci sono così longevi? I pesci pagliaccio, infatti, possono vivere in acquario fino a vent’anni. Come ci riescono? Il segreto, si è scoperto, è nascosto nei piccoli organelli delle loro cellule, come mitocondri e lisosomi. A raccontarlo oggi è uno studio condotto da Alessandro Cellerino della Scuola Normale di Pisa, in collaborazione con il Leibniz Institut on Aging di Jena, al quale hanno preso parte vari istituti di ricerca tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli (con Mirko Mutalipassi). Il lavoro è stato pubblicato dalla rivista BMC Evolutionary Biology.

L’età dei Nemo d’Europa

Distribuendo un questionario a tutti gli acquari pubblici europei, i ricercatori avevano scoperto che gli esemplari più anziani di pesce pagliaccio (Amphiprion ocellaris) presenti nelle vasche avevano oltre vent’anni. A questa età erano ancora in grado di riprodursi regolarmente, suggerendo che fossero ancora lontani dal termine naturale della loro vita. Proprio come avviene in natura, dove questi animali vivono in simbiosi con diverse specie di anemone che possiedono tentacoli urticanti ai quali i pesci pagliaccio sono immuni e che li proteggono dai predatori.

Nel DNA del pesce pagliaccio

A questo punto i ricercatori hanno voluto identificare le basi genetiche della loro maggiore durata di vita. Per farlo, hanno sequenziato parte del genoma dei pesci pagliaccio e lo hanno confrontato con una specie ad essi molto affine, ma che non ha sviluppato simbiosi con gli anemoni di mare: il pesce Chromis viridis (comunemente detto “castagnola” o “damigella”). Comparando le sequenze delle due specie è emerso che le proteine contenute nel mitocondrio (l’organello all’interno della cellula che produce energia) e nel lisosoma (l’organello che si occupa di distruggere le componenti danneggiate della cellula) si sono modificate in maniera significativa durante l’evoluzione dei pesce pagliaccio.

Questa scoperta ha importanti implicazioni pratiche. I Matusalemme del mondo animale noti sinora sono i pipistrelli, l’eterocefalo glabro (un roditore che vive sottoterra), gli elefanti e le balene, lo studio dei quali è impossibile o comunque molto complesso. Per contro, i pesci pagliaccio sono di piccole dimensioni (8 cm circa), sono tra i pesci marini più semplici da mantenere in acquario e vengono riprodotti regolarmente in cattività per rifornire il mercato degli appassionati. Essi rappresentano dunque il primo modello animale di longevità che può essere facilmente mantenuto ed osservato in laboratorio.

Lo studio apre la strada ad un approccio completamente nuovo per identificare i meccanismi attraverso i quali il genoma determina la longevità.

Riferimenti: BMC Evolutionary Biology

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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