Un batterio che fa da pesticida naturale ed è in grado di salvaguardare le colture, senza danneggiare l’ambiente. Si chiama Brevibacillus laterosporus e a mettere in luce le sue proprietà antiparassitarie sono stati dei ricercatori dell’Università di Sassari, che hanno presentato i risultati in un report appena pubblicato su Scientific Reports.
“La particolarità unica di questa specie batterica – spiega a Galileo Luca Ruiu, ricercatore di entomologia del dipartimento di agraria dell’Università di Sassari e coordinatore dello studio – è quella di produrre delle spore dotate di una corazza speciale che, oltre a proteggere la spora stessa, contiene dei fattori di virulenza, cioè delle armi che il batterio utilizza per colpire gli insetti“. Più nel dettaglio: il batterio in questione, dopo essere stato ingerito dal malcapitato insetto, ne attacca l’intestino e lo fa ammalare. Ma niente paura: Brevibacillus laterosporus è letale per diversi parassiti (come mosche e zanzare), mentre è del tutto innocuo per gli animali a sangue caldo, compreso l’essere umano.
Una scoperta che ha anche portato allo sviluppo di un brevetto internazionale da parte dell’ateneo sardo. E che rappresenta un passo in avanti nella ricerca e nella messa a punto dei biopesticidi. “Si tratta di un settore innovativo e in forte espansione, con un tasso di crescita annuo del 10-15%”, conclude Ruiu. Senza dimenticare che utilizzare prodotti bio, per proteggere e incrementare la produzione agraria, può ridurre l’impatto ambientale e la contaminazione chimica dei cibi che finiscono sulle nostre tavole.
Quest’ultimo problema è stato di recente sollevato dal report “Stop pesticidi” presentato lo scorso febbraio da Legambiente. Un dossier che raccoglie i risultati delle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci realizzate su frutta, verdura e trasformati, dalle Agenzie per la protezione ambientale, Istituti zooprofilattici sperimentali e Asl. Il risultato: secondo i dati dell’associazione ambientalista, la contaminazione da uno o più residui di pesticidi riguarda un terzo degli alimenti analizzati (36,4%). La Coldiretti ha, però, precisato che appena lo 0,3% di prodotti ortofrutticoli made in Italy contiene residui chimici oltre il limite.
Riferimenti: Scientific Reports
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